Cassano «lapidato» dai tifosi per Belgrado Il Real è in pressing
La Roma deve rialzarsi e reagire, con ancora negli occhi il rigore calciato malamente da Cassano. Una parabola lenta e senza senso. Come quella della squadra, che dopo la pausa è sparita di nuovo come nel mese di settembre e dopo le tre vittorie consecutive messe in fila con Inter, Ascoli e Messina, è ora reduce da due punti nelle ultime quattro partite contro Juventus, Strasburgo, Fiorentina e Milan. A tener banco nelle considerazioni del giorno dopo, c'è ancora lui: Antonio Cassano. Come da mesi, d'altronde. Un nuovo capitolo sull'estenuante caso legato al rinnovo contrattuale: il Real sarebbe di nuovo in pressing, contatti frenetici con la società giallorossa (con tanto di smentite da ogni parte, ndr), per la necessità di sostituire l'infortunato Raul già a gennaio: è qusta l'unica ipotesi al momento per il barese. Si può fare, ma i dettagli sono tutti da definire in attesa della sentenza del Tas. Ma più che per il suo futuro, stavolta il barese è finito sotto accusa per quell'assurdo tecnico di cui si è reso protagonista sul finire della gara di coppa Uefa. Un errore che ha suscitato l'amarezza e la rabbia da parte di tutti. Non solo della maggior parte della tifoseria, che ormai attende come una sorta di liberazione la conclusione di un rapporto ormai irreversibilmente compromesso, ma anche da parte della società. «L'errore di Cassano è stato imperdonabile». Intervenuto ieri ai microfoni di «Radio Kiss Kiss Napoli», Bruno Conti è tornato sulla sconfitta della Roma a Belgrado in modo duro e risoluto: «Mancavano pochi minuti alla conclusione della partita e tutto poteva ancora accadere nei minuti di recupero. Antonio ha sbagliato, quando vedo certe cose in campo mi arrabbio molto». Il direttore tecnico non fa sconti, non concede attenuanti. L'errore dal dischetto probabilmente non avrebbe cambiato nulla nel risultato finale, ma potrebbe influire pesantemente nel computo totale della differenza reti del raggruppamento E, in cui la Roma è ora al terzo posto. Ma una scelta discutibile e discussa che ha riaperto le discussioni sull'opportunità che fosse il numero diciotto a battere il penalty. Un aspetto forse marginale e da archiviare. Soprattutto adesso che la Roma è costretta a giocarsi il proprio destino in undici giorni. Quello societario e quello sportivo. Tra quarantotto ore arriverà finalmente il pronunciamento del Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. A nulla sono valsi i tentativi fatti anche ieri dai vertici del club di Trigoria e dall'ufficio legale di ottenere una anticipazione sui verdetti finali della vicenda Mexes, perchè la decisione sull'indennizzo da pagare per il trasferimento sub judice del 2004 e quella sulla eventuale squalifica per le prossime due sessioni di mercato verranno comunicate dal Tas soltanto lunedì mattina prima dell'ufficializzazione delle ore 15. Il fine settimana in corso ha contribuito all'ennesimo rinvio. «Un'agonia prolungata», definiscono questo dilatarsi dei tempi in società, anche se è ragionevole chiedersi se questi continui rinvii possano in realtà nascondere qualche sorpresa positiva per il futuro prossimo della Roma. La sentenza è stata depositata a Losanna da qualche giorno e c'è la speranza che la punizione non sia né politica né esemplare, ma semplicemente emanazione di una giustizia «giusta». Che penalizzi la società secondo le oggettive responsabilità nell'operazione, ma non si trasformi in accanimento. Di pari passo con gli sviluppi giudiziari, sotto giudizio è tornato anche il rendimento della squadra. Da domani al 14 dicembre, campionato, coppa Italia e coppa Uefa. In serie, quattro confronti delicati quanto fondamentali. Lecce, Napoli, Palermo e Basilea. Contro gli svizzeri, a soli quattro giorni dalla trasferta di Genova, Totti e compagni si giocheranno il cammino europeo. Serve solo la vittoria, per non rischiare la clamorosa eliminazione. Non meno importanti i due match di campionato, che Spalletti spera di affrontare recuperando infortunati e morale.