«Obiettivi? Non siamo ancora maturi, il bilancio lo stileremo alla fine del girone d'andata». E Lippi lo «spia»
Liverani sorride e fa spallucce ma la realtà non gli permette di spegnere gli entusiasmi di chi lo vorrebbe già blindato a vita con il biancoceleste tatuato a pelle. I fatti dicono semplicemente che è la luce d'una squadra che «sente sua», la mente raffinata che sposta gli equilibri e il tocco morbido capace di invertire una partita. Il giorno dopo quel 3-2 pieno di significati, che ha interrotto un'astinenza lunga sette mesi, Liverani è stato consacrato fulcro della creatura di Rossi. È rientrato a tempo di record dopo l'intervento al menisco eseguito dal prof. Campi e ora festeggia. «Sono cinque anni che sto qui, sono cresciuto e mi sono completato con questo gruppo. Mi sento importante e avverto la fiducia dei miei compagni», sottolinea quasi a distribuire con gli altri, anche «con lo staff tecnico e i magazzinieri», i meriti d'un successo che l'ha visto protagonista indelebile. «Dopo un primo tempo bellissimo abbiamo pagato qualche amnesia che ha permesso all'Empoli di ribaltare il risultato ma alla fine la vittoria credo rappresenti la risposta più bella. Nella mia esultanza c'era tanta gioia», enfatizza dai microfoni di Rsa. La valanga di complimenti lo inorgogliscono e lo spingono oltre, a pensare - senza ipocrisie - a quel contratto che è l'oggetto principale dei pensieri collettivi. Non ne fa mistero, Liverani. Ribadisce che lui, la priorità, la dà alla Lazio. E stavolta fa anche le percentuali. «Al 70% spero nell'accordo con il club. Non mi sono dato tempi o scadenze, il mio manager ha pieno mandato di trattare con la società e di tenermi aggiornato sull'evoluzione della trattativa. La riconoscenza? Chiedo il giusto non la riconoscenza. Quando sono arrivato a Roma ho firmato un contratto di cinque anni e nel corso della mia militanza biancoceleste non ho, mai, battuto cassa neanche quando abbiamo vinto la Coppa Italia. Credo che il lavoro ripaghi alla lunga. Sono tranquillo, anche se per me sarà comunque l'ultimo contratto importante della carriera». Tanto tranquillo che quando si gli chiede cosa si aspetti sotto l'albero natalizio non ha dubbi: «Contratto o convocazioni ai mondiali? Non c'è dubbio, l'azzurro a Germania 2006 ma solo perché il rinnovo è una cosa più semplice. Non è un sogno». Il regista è nei piani di Lippi: contro il Chievo e contro la Reggina, prima dell'infortunio al menisco, il ct aveva inviato un osservatore, l'ex laziale Bui, a spiare (oltre a Peruzzi e a Oddo) anche Rocchi e Liverani. Fiorentina in pole, poi Milan e Juve rimangono alla finestra, pronte a inserirsi nel discorso (fermo a circa 600 mila euro a stagione per 5 anni), ma lui preferisce concentrarsi anche su un momento davvero idilliaco. «Siamo contenti, è stata una vittoria bella e importante, anche perché è la prima della stagione conquistata fuori dalle mura amiche. I giovani hanno voglia di seguire i più anziani, sono tutti umili, hanno le qualità per fare bene. E poi a Empoli c'erano tanti tifosi, questo successo è stato bello per loro. Sembrava di giocare in casa. Per quando mi riguarda mi sento responsabilizzato e cerco di ripagare la fiducia sul campo». Non fissa obiettivi. «Da qui a Natale abbiamo tre scontri diretti (contro Siena, Livorno e Lecce, ndr) che ci permetteranno di tracciare un consuntivo più attendibile, anche se penso che i primi veri bilanci si possano stilare solo alla fine del girone di andata. Non siamo maturi comunque per darci degli obiettivi ma se riusciremo a confermarci sui livelli di Empoli, mettendo in campo la stessa determinazione, potremmo toglierci qualche soddisfazione». Gli fa eco Tare, che ha bagnato il successo in trasferta con il primo gol «laziale». «Credo che questa vittoria possa essere la svolta del nostro campionato perché c'è stato tutto quello che finora ci era mancato in trasferta», prima di dilungarsi, su «Radio Radio», sulle sue gioie personali. «Dopo un inizio molto difficile per l'infortunio che ho avuto durante il precampionato, da tre settiman