GRANDANGOLO
Le quattro vittorie casalinghe dell'Empoli fin qui accumulate sono significative, la squadra toscana è quasi un caterpillar, il cui motore non si è acceso solo contro Milan e Juventus, che appartengono ad un altro pianeta. E i due miseri punti conquistati dai biancocelesti lontano dall'Olimpico ripropongono il solito incubo, mentre i ragazzi di Mario Somma hanno alla svelta stracciato i nefasti oroscopi sul loro conto. E allora, per invertire una rotta che sembra scontata, ecco nascere l'ultima speranza, quella che si affida alla legge dei grandi numeri. Perché occorre capovolgere la tendenza di una squadra che somiglia a un Down-Jones e che tira avanti fra arrampicate e rovesci come spesso capita in Borsa. Nello stadio Castellani, dove sei anni fa svanirono le ambizioni-scudetto della squadra di Cragnotti contro avversari all'epoca già retrocessi, i laziali devono annullare gli indici negativi e cavar fuori soluzioni importanti dalla loro prestazione. Ma a proposito di conti, bisognerà rapportarsi ai furori della nuova realtà empolese, per raccogliere qualcosa laddove ha realizzato una rete solo il Cagliari (prescindendo dalle due prime della classe), tramortito alla quarta giornata, quando Tavano e compagni decisero di ribellarsi alle prime tre sconfitte stagionali. Così cambiò la storia della provinciale che doveva sprofondare in fretta e oltre ai meriti del bomber casertano (8 gol), i 17 punti conquistati, alla stessa quota di Udinese e Palermo, dipendono da schemi memorizzati e metabolizzati a regola d'arte, grazie a giocatori provvisti di ottima tecnica di base come Bonetto, Vannucchi, Buscè e Almiron. Che è l'unico straniero della società rivelazione nell'organico del presidente Fabrizio Corsi, nonostante lui si picchi di aver ingaggiato un diciottenne brasiliano di cui sentiremo parlare in futuro. Tuttavia è evidente la voglia di valorizzare prodotti autarchici, mentre abbondano un po' ovunque gli atleti prelevati all'estero, e senza dimenticare la lega di Bossi, che pochi giorni fa ha deplorato l'Inter tutta straniera. Ne deriva la sensazione consolante d'essere in presenza d'una gestione rara, eguagliata appena dalla Sampdoria di Novellino, nell'utilizzo dei nostri talenti per dieci undicesimi. Ciò basta ad innescare un puntuale pericolo per la Lazio itinerante che recupera Liverani quale radar di un centrocampo composto dai lottatori Behrami, Manfredini e Dabo. Bisognerà vedere se Delio Rossi troverà accorgimenti per non cedere di schianto alla distanza, ammesso che cominci bene e sappia restare in partita a lungo secondo abitudini prevalenti lontano da Roma. Siamo schietti: evaporate le illusioni, non è esaltante il suo bilancio complessivo alla vigilia del tredicesimo appuntamento. Snodo che sorprende questa Lazio con gli stessi punti in classifica di quella guidata da Mimmo Caso, stesse reti realizzate e addirittura tre gol in più subiti. Facile desumere che occorrerà predisporre interventi mirati sul mercato di gennaio, trasformando in realtà il progetto di acquisire le prestazioni di Di Biagio, Marchionni e Castellini. Intanto la davanti torna Di Canio accanto a Rocchi, l'ex di turno, comunque abbastanza inconsistente nelle ultime giornate. Speriamo che il capitano sappia trasmettere un po' di personalità e di carattere al gruppo abitualmente rassegnato. Speriamo che non piova sul bagnato, nel fango del Castellani, vagheggiando perfino l'intercessione del "laziale" Collina. Gli innamorati al seguito toccano ferro e implorano l'inversione di tendenza. Stavolta i grandi numeri sono dalla loro parte e qualche lampo fortunato arriverà.