«Quarto posto raggiungibile Fermiamo Toni»

Difende i compagni, sferza l'ambiente e carica il gruppo. Archiviato il pareggio europeo con lo Strasburgo, per la Roma è già tempo di campionato. «Abbiamo bisogno di vincere con la Fiorentina per la serenità dell'ambiente. Stiamo cercando di superare i problemi psicologici che tuttora abbiamo, soprattutto quando si va in svantaggio. A volte ci scotta il pallone tra i piedi. Non è facile essere mentalmente presenti in tutte le partite, la squadra è giovane ma ognuno deve dare il proprio contributo, trovando le giuste motivazioni. La sconfitta con la Juventus ha lasciato il segno su tutti, ma ora dobbiamo voltar pagina e ricordare sempre che il nostro obiettivo rimane il quarto posto». A proposito di Juve, molti le rimproverano l'errore commesso su Nedved che ha cambiato il volto della gara. «Pensavo di essere solo, non sono proprio saltato altrimenti non avrebbe mai segnato, mi assumo tutte le responsabilità, anche se sono stato tratto in inganno dall'uscita abbozzata da Doni. Ci sono stato male due giorni». Perché questi cali di tensione hanno portato la squadra a sottovalutare lo Strasburgo? «La Coppa Uefa è importante come il campionato, abbiamo tutte le possibilità per passare il turno. Ci sono delle difficoltà di gestione della gara, ma è stato importante aver recuperato dopo essere andati sotto. Stiamo dando il massimo per acquistare la continuità e in questo deve essere bravo il tecnico». Alcune dichiarazioni di Dacourt e Chivu, in un momento di contestazione, sono parse quantomeno inopportune? «Olivier non ha mai detto che sarebbe una follia rimanere a Roma. Lui sceglierà autonomamente il proprio futuro. Probabilmente è stanco e vuole cambiare aria: Stam ha detto che andrà via a giugno da Milano e nessuno ha polemizzato. Io non ho mai avuto problemi con i tifosi, ma ognuno la vede a modo suo: le pressioni ci sono, ma Roma la cambierei con pochi posti al mondo. Chivu ha solo detto che gli piacerebbe lavorare con Capello. Quale giocatore al mondo non vorrebbe essere allenato dal miglior allenatore in circolazione, un vincente cui tutti siamo grati? Anche io lo ringrazio sempre, ci ho lavorato dodici anni, sarei un ingrato a parlarne male. Tanto per esser chiari, preciso che non è in atto nessuna fuga da Roma». Nella Roma si parla sempre del caso Cassano, divenuto un tormentone interminabile. «Fino a giugno Antonio sarà un giocatore della Roma. È ancora un po' in ritardo di condizione, anche se in coppa ha segnato un gol importante». Come lo vedrebbe al Real? «Penso che si adatterebbe al loro calcio molto tecnico. Ad Antonio auguro di andare al Madrid, è il club più importante della storia del calcio, il massimo per tutti i calciatori». Domani la Fiorentina, la squadra di Prandelli va come un treno. «Sono felice di ritrovare il nostro ex tecnico, una persona seria con cui avevamo istaurato un ottimo rapporto prima delle sue dimissioni. I viola sono in gran forma, Toni sta vivendo un momento magico ma abbiamo la difesa giusta per contenerlo». Riferimento finale alla nazionale. Un capitolo chiuso? «Nella mia vita non ho mai chiesto niente a nessuno, andare ai mondiali sarebbe bellissimo ma se non ci vado a trentatré anni non farò drammi, semmai andrò in vacanza. Cosa ho fatto a Lippi? Non lo dico, non me l'ha chiesto neanche mio padre. Magari quando smetto potrò parlarne, tanto non manca molto. Per l'educazione che ho avuto dalla mia famiglia, se litigo con qualcuno poi dimentico. A volte mi chiedo: ma cosa di tanto grave avrò fatto? Il c.t. comunque continua a parlare di scelta tecnica, finchè sarà così il problema non si pone».