Minardi dice addio alla F1

Che la sua avventura sportiva fosse giunta al termine era ormai noto: conseguenza della cessione del team che porta il suo nome alla multinazionale delle bibite Red Bull, la quale ha deciso di rompere con il passato dandogli una nuova denominazione, Scuderia Toro Rosso. Ma l'ufficializzazione dell'addio, avvenuta ieri a Vallelunga al termine di una intensa giornata di test, non può che rattristare. Se ne va un altro nome storico della Formula 1 , un autentico galantuomo, un sagace scopritore di giovani talenti, che è stato capace di regalare e di regalarsi un sogno in un mondo, stagione dopo stagione, sempre più dominato dalle grandi aziende automobilistiche. Nato a Faenza 58 anni fa, Giancarlo Minardi ha comiciato dal basso, rivelando subito ottime doti di manager da corsa. Prima la Formula 3, poi la Formula 2, con le sue vetture spinte dal motore Ferrari, infine, dall'85, la Formula 1, il passo tanto agognato. Non ci avrebbe messo molto tempo a capire a quali e quante difficoltà sarebbe andato incontro. Il problema principale le risorse economiche, con l'impossibilità di reperire sponsor adeguati in un Paese ferraricentrico. Risale al 1991 il salto di qualità, quando, grazie ad una fornitura del 12 cilindri Ferrari, ottiene il settimo posto nella classifica costruttori, il migliore piazzamento in tutta la storia della scuderia. Un exploit che non avrebbe avuto seguito, in quanto il modesto budget a disposizione non gli avrebbe consentito di rinnovare l'accordo con Maranello e così si sarebbe dovuto accontentare di propulsori poveri di cavalli e spesso inaffidabili. Ad ogni inizio di stagione si paventava la chiusura della Minardi, ma Giancarlo non si è mai arreso, attingendo al patrimonio personale, cercando soci che, però, non avevano la potenzialità per garantire un futuro sereno alla scuderia. Ad un certo punto si è scomodato persino Flavio Briatore, ma i due personaggi sono troppo antitetici perchè ne nascesse un amore duraturo. L'ultimo tentativo del costruttore faentino, la vendita della squadra a Paul Stoddart, ritagliandosi un ruolo da consulente, comunque sempre presente sulle piste di tutto il modo con il suo bagaglio di esperienza. Anche Stoddart, un australiano dagli atteggiamenti folkloristici, non aveva la forza economica per competere in un campionato dai costi sempre più proibitivi e ha fatto salti di gioia a fronte della proposta della Red Bull. Non è stato un vincente Giacarlo Minardi, ma la sua impronta l'ha lasciata, eccome, in Formula 1 ed è giusto, già da adesso, ricordarlo al fianco di nomi che hanno costruito le fondamenta della massima competizione automobilistica, come Enzo Ferrari, Colin Chapman, Ken Tyrrell. Senz'ombra di dubbio gli spettano gli onori delle armi.