«Mi proposero soldi per accusarmi, rifiutai»

Andrea Carnevale, intervistato da «Radio Radio», torna sulle dichiarazioni di Angelo Peruzzi, che ha svelato i retroscena della squalifica per doping che riguardò lui e lo stesso Carnevale nel 1990. L'ex attaccante di Roma, Napoli e Udinese non vuole rinfocolare la polemica: «Era meglio evitare di tornare 15 anni dopo su questa storia che è passata, mi è dispiaciuto leggere queste cose perchè mi hanno riportato alla memoria quel che successe: sembravamo due killer del doping in quel periodo. Si poteva evitare di dire che quelle pillole ce le aveva date un calciatore. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, io all'epoca me le assunsi, e non trovo carino da parte di Peruzzi accusare altri». Alla Roma giravano altri farmaci all'epoca? «Alcuni farmaci come il Micoren li abbiamo assunti, ma non sono un medico e non so dire cosa fossero i medicinali che ci davano, ma se andate a rileggere quello che ho dichiarato all'epoca troverete che io mi sono sempre preso le mie responsabilità. Prendere quelle pillole fu solo una mia decisione, punto». «Se Carnevale ha parlato di flebo ed altri prodotti forse si riferiva a quello che faceva in altre società, io aghi in vena non ne ho mai messi a calciatori in 24 anni che ho lavorato alla Roma». Ernesto Alicicco, medico sociale della Roma ai tempi del caso doping, ci tiene a fare precisazioni sulla vicenda: «Posso dire che quando c'era Liedholm, che veniva forse da un calcio in cui si faceva uso di flebo, mi diede ragione e mi dissi: 'si può vincere anche senza flebò. Tra l'altro non ritengo idonee le flebo ai calciatori. Dal 1978, quando sono entrato nella Roma, ribadisco di non aver mai fatto flebo». «Che ci sia stato un giochetto politico su questa storia però lo penso anche io. Io venni chiamato in ballo e poi, dopo che la situazione fu messa a tacere dal punto di vista della giustizia sportiva. Ho subìto sulla mia pelle questa storia. Ricordo che Viola, il giorno prima di morire, mi disse: "Vai avanti in questa questione", io sono andato avanti, ho rovinato anche delle amicizie per difendere la mia onestà. Mi fu detto: "Prenditi tu la colpa, ti fai dare 300-400 milioni" ma io la mia onestà non me la gioco con i soldi. Non posso dire chi sia stato, posso dire che era un signor dirigente».