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Il numero uno del calcio «Nuovi impianti? Scelta ai Comuni ma si possono ristrutturare anche quelli esistenti»

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L'ha commissionato la Figc per comprendere e risolvere una problematica emersa dopo aver passato al vaglio i dati -in evidente flessione- dell'affluenza negli stadi. Il sondaggio, effettuato dall'Izi -società specializzata di Giacomo Spaini- è stato condotto su un campione di 2075 persone intervistate in dieci stadi diversi di A e B, lo scorso ottobre. La causa principale dell'allontanamento è stata individuata nel caro-biglietti: il 37% dei tifosi ha puntato l'indice contro l'eccessivo costo dei tagliandi. Al secondo posto generale si colloca invece l'applicazione delle norme antiviolenza, al terzo posto la spietata concorrenza delle tv (23%). Un fiume di numeri (percentuale d'errore pari al 2,19%) da decodificare però in base alla piazza: le grandi metropoli Roma e Milano indicano infatti nelle restrizioni varate dal Viminale il vero motivo della disaffezione generale. Dato in controtendenza invece a Treviso, dove pesa invece prezzo dei biglietti e a Catania, dove impera la concorrenza delle televisioni (addirittura con un 52% schiacciante rispetto al resto delle voci). Nella media generale si collocano più indietro la qualità dello spettacolo e la mancanza di comfort all'interno degli impianti (7% ciascuno). Il punto di vista di Carraro ricalca le scelte del Ministero degli Interni: «La Figc è favorevole all'applicazione delle nuove norme. Sono diminuti gli incidenti e gli arresti, perché c'è maggiore prevenzione». Sui biglietti: «Possiamo fare poco, è un discorso di persuasione morale. Però mi sembra che qualcosa stia cambiando nell'impostazione delle società». L'obiettivo del calcio nazionale si chiama Euro 2012 e la sua generale chiave di lettura non sfugge a questa logica: «Credo servano impianti con maggiori comfort rispetto a quelli attuali, forse occorre restaurare quelli già esistenti, altrimenti costruirne dei nuovi. In questo caso la decisione spetterà ai singoli Comuni, perché si tratta di un discorso urbanistico. Poi si parlerà di stadi di proprietà o di un diritto di superficie per 99 anni. Gli strumenti? Prestiti a tasso zero, con eventuali ammodernamenti a carico dei club». Sul Credito sportivo: «Ha sempre avuto, dagli anni '50, soldi dal calcio, per me è uno strumento utile». Infine la qualità dello spettacolo: «È sempre buona, anche se non ci sono più le sette sorelle, come a inizio 2000. E credo che le Spa siano ancora una soluzione importante per i club calcistici. E nello specifico sposo in piena l'idea di Veltroni legata all'azionariato popolare». Lapidario sulle linee-guida relative agli stranieri, dettate dal Coni: «Mi sembra un'iniziativa di buon senso, chiederemo di seguire la normativa Uefa». Chiusura sui diritti collettivi, un tema tornato d'attualità dopo la presa di posizione dell'Antitrust. «I diritti tv sono un mix tra diritti soggettivi e collettivi. Una amichevole tra Roma e Juve è un fatto che riguarda solo le due società: quando c'è di mezzo il campionato il discorso si allarga: se dovesse cambiare la normativa i club dovrebbero poi decidere come venderli e come ripartire le risorse. Quello è il vero problema».

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