Il Mondiale dei quattro Continenti
Con un bel regalo per Joseph Blatter, che sarà orgoglioso di vedere quattro Continenti rappresentati nel più importante appuntamento del calcio, dopo le prodezze di Schwarzer che hanno consegnato all'Australia uno dei pochi biglietti rimasti in palio, lasciando a casa quell'Uruguay che aveva scritto pagine importanti nella storia dello sport più popolare, ragalandosi anche due titoli nel 1930 e nel 1950. Diciamo che il tabellone principale, appena composto, si può definire più accettabile, anche se rimangono perplessità sulle regole delle fasi eliminatorie: che, secondo eterna filosofia della Fifa, privilegiano l'università, ma sarebbe meglio dire il folklore, rispetto agli aspetti tecnici. Perché è già accaduto, del resto, che formazioni europee illustri e ricche di tradizioni si vedessero escluse e dovessero guardarsi in Tv squadre asiatiche o centroamericane che in un confronto diretto non avrebbero avuto una chance su mille di qualificarsi. Ma da molti anni a questa parte l'organizzazione del Mondiale batte sulla grancassa della propaganda, fondamentale se può raggiungere utenti illustri e soprattutto ricchi, come magari gli Stati Uniti che si mantengono per altro renitenti al soccer. Non si uscirà, naturalmente, dai parametri dettati da tutte le edizioni del dopoguerra, il Brasile in primissimo piano ma con l'Argentina a fortificare le ambizioni del Sud America, poi l'élite europea, che ha rischiato di perdere per strada pezzi da novanta come Inghilterra, Francia, Italia, ma che alla fine si presenta al gran completo. La sola eccezione, e non da poco, è rappresentata dalla Turchia, che nell'edizione asiatica di quattro anni fa era salita sul podio. Un terzo posto senza seguito per l'impresa degli svizzeri, al termine di uno scontro di terrificante intensità in cui l'inferno di Istanbul non ha terrorizzato gli ospiti fino al punto di vanificare le due lunghezze di margine, ridotte a una sul filo del recupero. e così la Svizzera torna al Mondiale dodici anni dopo Usa '94, facendo nello stesso tempo un bel favore all'Italia, che con l'uscita dei turchi dovrebbe garantirsi un posto tra le teste di serie e un non terribile girone iniziale. Dunque possibilità per gli Azzurri, nonostante la non edificante fase di qualificazione, con la trasferta in Olanda a rilanciare le quotazioni della formazione di Lippi. Ma in primo piano, logicamente, rimane il grande Brasile dalle mille risorse offensive, anche se un ruolo di prestigio dovrebbe giocare l'Argentina, nonostante la sconfitta contro l'Inghilterra in una partita per altro dominata dai sudamericani. più che la Francia dalle tempie ormai ingrigite, pretende rispetto la Germania che gioca in casa, dove ha già vinto trent'anni fa e che sa sempre interpretare al meglio le grandi competizioni, anche quando non sembra disporre di ricambi eccellenti. Poi il Portogallo refrattario al gol e magari qualche possibile sorpresa della nutrita pattuglia africana, che molto ha imparato sul piano tattico anche per la presenza dei suoi campioni in formazioni di rango in Europa, come il Chelsea tutto d'oro. Con vivissima simpatia va infine accolto l'ingresso nell'élite mondiale di uno statarello caraibico. Trinidad e Tobago, finora famoso per i suoi fenomeni velocisti dell'atletica. Leo Benhakker ha compiuto il miracolo, spegnendo nello stesso tempo il sorriso e i miliardi degli sceicchi del Behrain, già sicuri della promozione dopo il pari in trasferta. Ma in questo caso, hanno avuto la meglio il reggae e forse qualche rito vodoo.