Di Canio: io regista? Affascinante
Di Canio è pronto a riprendersi la Lazio. «Mi sento bene, davvero. Lunedì ho lavorato a lungo con Bianchini (addetto al recupero degli infortunati, ndr), il polpaccio non ha accusato risentimenti, risponde alla grande», tono orgoglioso e diretto. Il solito Di Canio insomma. Che ha stravolto la tabella di marcia -il mese abbondante di stop forzato- per riallinearsi ai compagni dopo venti giorni. Oggi si sottoporrà all'ultima ecografia. «Non credo ci siano problemi, domani credo di poter giocare uno spezzone di partitella (contro la Lupa Frascati). Domenica sarò a disposizione di Delio Rossi». Si racconta dalle frequenze de «La Voce della Nord», il guerriero biancoceleste. Prodigo di consigli e di suggerimenti. E anche di riflessioni. Senza lesinare critiche alla gestione tecnica della Lazio targata Caso e Papadopulo, quella dell'anno scorso per intenderci. «Quest'anno c'è un clima diverso. È merito dello staff tecnico: anche chi sta in panchina non si sente inutile. L'anno scorso c'era chi veniva emarginato. Prendete Baronio. L'ho visto convinto, deciso, sono sicuro che farà bene. Anche Simone Inzaghi, pur non partendo da titolare, quando gioca lo fa con la voglia di chi pensa di spaccare il mondo. Bene così, siamo un gruppo unito, esemplare». Sul suo rientro: «La verità è che gioca sempre chi sta al massimo. Io rientro dopo un lungo infortunio, penso che Rossi voglia impiegare chi si è allenato con continuità durante la sosta. Penso di poter giocare una parte della sfida con la Samp, non avrei problemi. Poi deciderà il tecnico, come e quando. So che ci tiene a dare certe priorità ed è giusto così». Infine l'idea: quella di vedere un Di Canio «regista» in assenza di Liverani. Un'idea, appunto. Che il numero nove commenta con trasporto. «Ogni tanto ci divertiamo anche noi, non solo i tifosi, a pensare a queste cose. Devo dire che è un discorso affascinante. Abbiamo Fabio (Liverani) e Roberto Baronio, dovessero mancare tutti all'improvviso mi ci potrei anche adattare. Una volta l'ho anche fatto al West Ham. Ero un po' indisciplinato, lasciavo il buco in mezzo quando ripartivano gli avversari. Diciamo che quando vuoi giocare ti adatti, giochi ovunque. Per fare il regista devi avere i tempi giusti, non basta solo la tecnica. È accattivante come ipotesi, perché sei al centro della manovra». Torna sulle seconde linee: «Siamo tutti agguerriti, nessuno fa sconti. Devo dire che in questo momento sono tutti pronti a battagliare in allenamento per dimostrare al tecnico di meritare un posto. Apprezzo tutti i ragazzi, gente come Belleri e Giallombardo, che stanno dietro le quinte perché non è semplice scalzare Oddo e Zauri, eppure non si danno per vinti. Questo è il segreto della nuova Lazio». Di Canio si era bloccato in allenamento alla vigilia della sfida con la Reggina: la squadra viaggiava a mille ed era reduce dal doppio pareggio derby-Chievo. Poi il tracollo calabrese, prima dell'1-1 tutto grinta con l'Inter. Ha saltato due gare: ora è pronto a rientrare, alla vigilia di un'altra gara in trasferta. Fuori dall'Olimpico la vera Lazio non si è mai vista. L'idolo della Nord ha giocato contro il Milan, è entrato con l'Udinese, ha disertato Reggio Calabria. C'era a Cagliari, l'unico punto centrato oltre al derby in trasferta. «È un problema di atteggiamento e convinzione», è il ritornello che aleggia a Formello. Paolo Di Canio vuole aiutare la Lazio a sfatare il tabù.