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di FEDERICO BERNARDI MILANO — La rivincita di Ancelotti.

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Dopo la sfida di ieri, viene da dire che è il Milan la squadra favorita per la vittoria finale. Il campionato ha di nuovo gusto. Sarà sicuramente una splendida lotta a due. Ma facciamo un passo indietro. Lo scorso otto maggio fu una prodezza confezionata da Del Piero e timbrata da Trezeguet, nello scontro diretto a San Siro, a regalare ai bianconeri quel vantaggio fondamentale sui rossoneri che, poi, sarebbe significato il ventottesimo scudetto. Il Milan, in quella partita, non riuscì nell'impresa di scavalcare la Juve, dopo che era stato straordinario nel recuperare alla banda di Capello ben otto lunghezze. Proprio perché nel calcio i recuperi e i colpi di coda sono all'ordine del giorno, e poi perché mancano ancora ventotto giornate al termine del campionato, i due tecnici, alla vigilia di questo attesissimo derby d'Italia, che ha visto anche la presenza in tribuna di Silvio Berlusconi, hanno dichiarato che una vittoria dei bianconeri non avrebbe messo assolutamente la parola «fine» sul tricolore. Ancelotti ha nascosto fino all'ultimo minuto la formazione facendo pretattica, innanzitutto, sul reparto offensivo: Shevchenko gioca o non gioca? Parte titolare o va in panchina? Niente di tutto ciò. Sheva va in tribuna. Alla fine, quindi, il bomber ucraino non ce l'ha fatta. Attacco affidato al tandem Gilardino-Inzaghi con Bobo Vieri pronto a subentrare. Carletto si è calato nei panni del giocatore di Risiko anche per quanto riguarda gli esterni di difesa: mettere Cafu e Kaladze o Stam e Serginho?Out di difesa per il gigante olandese e per il colibrì brasiliano, a far reparto con i recuperati Maldini e Nesta. Capello, invece, da sempre poco incline alla pretattica, ha ritrovato Vieira al fianco di Emerson ma ha dovuto fare a meno di Abbiati bloccato non solo dalla tonsillite ma anche da problemi familiari: al suo posto Chimenti. In difesa, il tecnico goriziano ha puntato sull'esperienza di Pessotto mentre, là davanti, sulla coppia titolare Ibrahimovic-Trezeguet. Su un campo in condizioni non degne di un match di tal prestigio, la prima occasione è colorata di rossonero con Inzaghi che, dopo otto minuti, non impegna più di tanto Chimenti. A scaldare San Siro ci pensa Gattuso qualche secondo dopo con una conclusione che accarezza il palo: comunque Bertini aveva fermato il gioco per un fallo di Ringhio su Vieira. Il Milan è più vivo e, al 13', trova giustamente il vantaggio. Seedorf prima duetta con Gilardino e poi batte Chimenti con una parabola simil-cucchiaio con la complicità di una deviazione di ginocchio di Thuram che si rivela decisiva. Ancelotti esplode di gioia, Capello pietrificato. E il tecnico bianconero rimane ancor più di sasso al 26' quando Kakà centra il raddoppio. Punizione di Pirlo dal vertice destro e, dopo varie ciccate e vari rimbalzi in area, la palla va a sdraiarsi sul piede del talento brasiliano che non fatica a depositare in rete. Risultato finora giustissimo. Capello, intanto, non soddisfatto, fa scaldare Mutu. La sua Juve non riesce proprio a ingranare. Chi ingrana è Gattuso che sembra un vero e proprio leone. Ecco che al 41' Capello cambia: fuori Pessotto, dentro Chiellini. Ma il cambio porta sfiga a Don Fabio. Minuto 45' e il Milan cala il tris: punizione non irresistibile di Pirlo da una trentina di metri e Chimenti ci mette del suo per far imbestialire tutto l'universo bianconero. Universo rossonero, invece, in delirio. I tifosi del Diavolo, al termine del primo tempo, si augurano solo di non rivedere un'altra Istanbul. La prima occasione della ripresa è ancora pro Milan. Siamo al 56' e Chimenti rischia di fare un'altra frittata sempre su Pirlo. La Juve si vede per la prima volta al 60' con un tiro debole di Nedved. Pochi minuti e torna al tiro anche Seedorf: buona potenza ma scarsa precisione. La partita inizia a farsi un po' nervosa: diversi falli tra i quali spicca quello inutile di Mutu su Nesta e quello vigliacco di Nedved su Gattuso. Al 68' Ancelotti decide di regalare qualche

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