Doni si scusa: «Non dovevo perdere quel pallone»
Gli è bastato un pò d'allenamento ed il tempo necessario ad inserirsi nella sua nuova squadra per far retrocedere Curci in panchina. Lui è Donieber Alexander Marangon, meglio conosciuto come Doni, che ieri ha fatto la sua prima apparizione in sala stampa. Già, perché l'estremo difensore arrivato in estate non era stato ancora presentato ufficialmente. Serviva una vittoria per farlo finalmente conoscere visto che di lui finora si sapeva poco o niente. Ci mette un attimo per sciogliersi ed ha anche il sorriso di chi è tranquillo nonostante una "papera" che poteva costare cara contro l'Inter. «Ho commesso l'errore di non trattenere la palla. All'inizio credevo di essere stato caricato da Adriano, ma rivedendo le immagini mi sono accorto di aver sbattuto contro Chivu». A quel punto la gara si era messa sul 2-3. «Non ho temuto nemmeno un istante di perdere la partita e ne erano convinti anche i miei compagni. Tutti eravamo certi che la vittoria sarebbe stata nostra». Sarà pure un caso, ma da quando è a difesa dei pali, i giallorossi non hanno mai perso: due vittorie (con Inter e Tromsoe) e il pareggio con la Lazio. Difficile adesso toglierlo. «Io lavoro per cercare di fare del mio meglio ed essere a disposizione quando il tecnico mi chiama. Le stesse cose le fa Curci, ma tra noi non c'è competizione». Qualcuno si chiede se siano stati i compagni a sceglierlo come titolare, ma lui nega questa ipotesi. Poi si presenta. «Sono un papà di due bambini che non dorme la notte. Come calciatore ho avuto diverse esperienze in Brasile. Sono stato tre anni nel Corinthians con il quale ho vinto tre titoli. So che in Italia è tutto diverso, ma mi farò conoscere». Spiega com'è arrivato alla Roma. «Merito di Zago che mi ha presentato e di due osservatori. Per arrivare qui ho pagato di tasca mia la clausola rescissoria, ma era una cifra minima». Ha esordito in campionato con la Lazio. «Non potevo festeggiare meglio il mio compleanno. In Brasile tutti mi dicevano che una volta arrivato a Roma avrei dovuto giocarlo». Detto fatto. Poi ha battuto l'Inter e Doni rivela. «Ho provato a telefonare a Dida, con il quale ho giocato, senza successo, ma ho sentito Cafu». Se non altro due amici se li è già fatti.