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Montella sbiadito Nonda non ingrana Cassano ai margini Solo Totti non basta

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Se si guarda alla classifica, alle cifre, a quel calendario che lasciava prevedere una sorta di discesa libera senza l'imprevisto del ruzzolone, allora la situazione richiede un più attento e meno benevolo esame, a evitare almeno il rischio di ricadere nei malanni della scorsa stagione, quando la desuetudine alla sofferenza aveva provocato il crollo. La Roma in questo momento, ma in realtà dai primi passi stagionali, è soltanto Francesco Totti: tanto da far ritenere che senza il costante altissimo rendimento del capitano la posizione sarebbe stata ancora meno agevole dell'attuale, pur pesantissima. Almeno l'anno scorso c'era stato il Granducato di Toscana a offrire sostanziose bombole di ossigeno, ma stavolta ai pentiti Siena e Livorno si è aggiunto l'Empoli a rendere catastrofico il bilancio, appena un punto in tre partite, tutte giocate malissimo. Ma sono le cifre, oltre a quelle crudeli dettate dai nove punti in graduatoria, a indicare puntigliosamente l'inguaribile sterilità dell'attacco come origine di tutti i mali, una volta che la difesa si era invece dignitosamente assestata rispetto al passato. La Roma ha segnato dieci gol in otto partite: e la media di un gol abbondante potrebbe anche non essere disastrosa, in assoluto, se le segnature non fossero state distribuite nella miseria di quattro confronti: tre alla Reggina, quattro al Parma, uno alla Lazio, due al Siena. Zero all'attivo in quattro occasioni, a garantire gli avvilenti pareggi con Cagliari e Livorno e le sconfitte con Empoli e Udinese. In questo periodo, per piombare in una situazione di classifica che sfiora la zona salvezza, la Roma ha avuto perfino bisogno di un programma di viaggio che sembrava fatto apposta per garantire la pronta rinascita dopo il naufragio e avviare nel migliore dei modi l'avventura del nuovo tecnico, probabili notti insonni con tentazioni di pentimento per il distacco da Udine. Già è stato rilevato, ma sarà giusto ricordarlo ancora una volta, come Spalletti abbia trovato una squadra già costruita con gli arrivi a parametro zero o con altri di livello economico non esaltante. Tra i primi, buoni riscontri dall'arrivo di Kuffour, assai meno significativi da quello di Nonda, lontano dalle promesse francesi. Tra i secondi, forse un buon affare i pochi spiccioli elargiti per Doni, valore però ancora tutto da verificare: con il rischio che l'ultima scelta, da molti indicata come definitiva, possa bruciare in un colpo solo due portieri, quel Curci che rappresentava un futuro importante, ma anche il brasiliano sul quale il primo errore produrrebbe effetti psicologici devastanti. Ma Spalletti ha voluto sposare la linea della società dichiarandosi soddisfatto dell'organico messo a sua disposizione: mentendo a fin di bene, ma al dunque pagando si persona, non riuscendo neanche a delineare la squadra che i suoi progetti e la sua filosofia avevano idealizzato. E così, sull'onda di una crescente sfiducia e di un sempre più accentuato malumore del popolare giallorosso, sta per arrivare il primo impegno della stagione contro una squadra di categoria superiore. Così che le esili speranze di uscire indenne da un Meazza che da dieci anni non concede spiragli di gloria ai giallorossi, la Roma deve sognare un'improbabile inversione di tendenza del calendario. Insomma, un atteggiamento meno labile e meno molle di fronte a una parete di primo grado rispetto a quello esibito contro formazioni meno illustri e non in grado di inseguire, salvo forse Udinese e Lazio, le ambizioni che la Roma aveva disegnato nell'anno di una rinascita che rimane, per adesso, un miraggio. E, per tornare sul mercato, ci vorrà anche la benevolenza del Tas, poco probabile.

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