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I numeri dicono che il fattore campo non conta

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Credo possa diventare più utile alla Roma, alla quale il calendario offre una straordinaria opportunità di farsi perdonare dai propri tifosi il pessimo avvio di campionato, che alla Lazio che è costretta a mettere in gioco, in termini di punti e di immagine, quando di buono ha fatto nelle prime sette giornate ma sono chiacchere che servono soprattutto ad ingannare l'attesa. Alla fine il derby gioverà a chi lo vince, semprechè lo vinca una delle due squadre perché la statistica ci dice che in 122 edizioni (mi riferisco ai derby di campionato, Coppa Italia e coppette escluse) ci sono stati ben 52 pareggi, una percentuale del 42 per cento nettamente superiore a quella delle altre partite della serie A che storicamente si è sempre mantenuta tra il 25 ed il 30 per cento. Se i miei calcoli sono giusti tra il 1979 ed il 1994 il derby, nella versione Roma-Lazio (giallorossi padroni di casa) ha fornito nove pareggi consecutivi. A proposito di statistiche mi incuriosiva verificare in quale misura il «fattore campo», che in un derby dovrebbe contare poco o nulla, poteva incidere in questo tipo di partita. Un derby elimina alcuni degli elementi che possono influire sul risultato e che sono la conoscenza del terreno di gioco (uguale per entrambe le squadre), il disagio della trasferta e l'atteggiamento dell'arbitro, che dovrebbe trovarsi nelle condizioni ideali per non essere condizionato dall'ambiente. Minimi margini di incidenza li potremmo cercare nel comportamento del pubblico perché la presenza degli abbonati dovrebbe assicurare un piccolo vantaggio alla squadra «di casa» (che oggi è la Roma). Non credo invece che conti molto l'aspetto psicologico che potrebbe indurre la squadra che gioca in trasferta ad accontentarsi di più del pareggio rispetto alla sua avversaria che, giocando in casa, potrebbe sentirsi più obbligata a cercare la vittoria. Detto questo lascio parlare i numeri che mi dicono invece che anche in un derby alla fine il fattore campo si fa sentire. I derby romani che ho preso in esame sono 122 perché io non prendo in considerazione quelli giocati nel campionato anomalo 1945-46 quando la serie A si è giocata su due gironi. La Roma ha mancato la serie A in una sola occasione (1951-52), la Lazio ha giocato undici campionati in serie B, quindi i tornei a girone unico ai quali le due squadra romane hanno entrambe partecipato sono stati 61. Ebbene il bilancio di Roma-Lazio (Roma padrona di casa) è di 21 vittorie della Roma, 28 pareggi e 12 vittorie della Lazio, mentre il bilancio di Lazio-Roma è di 18 vittorie della Lazio, 24 pareggi e 19 vittorie della Roma. Complessivamente, fatti salvi i pareggi, la Roma vanta 40 vittorie, la Lazio 30 ma sulle 10 vittorie di differenza hanno inciso le 9 vittorie in più della Roma, quando ha avuto il vantaggio teorico del fattore campo, mentre il margine si riduce ad una sola vittoria in più della Roma nelle partite in cui lo stesso vantaggio è toccato alla Lazio. Mi pare di poter concludere che anche in un derby il fattore campo si fa sentire, anche se ovviamente in misura minore rispetto a confronti tra squadre di città diverse. Dopo di che non chiedetemi un pronostico che è ovviamente impossibile perché non avrebbe nessuna base di credibilità. Credo di capire che ai tifosi della Roma, ora che hanno compreso che in questo torneo la loro squadra non può essere competitiva ai massimi livelli, diano più fastidio i 5 punti di ritardo nei confronti della Lazio dei 13 punti di distacco nei confronti della Juventus, il resto ognuno se lo aggiusta come meglio crede.

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