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Antonio, Pino e il biennale con vincolo nerazzurro

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Ma, tra società e giocatore, sempre più ai ferri corti, c'è la tifoseria che non capisce a chi deve dar credito. Al giocatore che dice di esser stato messo alla porta ingiustamente con un contratto «infirmabile»? O alla società che spiattella i ripetuti «no» del giovane barese? In piena bagarre contrattuale, ieri un insolito round, radiofonico (Radio Incontro), con tale Pino che chiama spacciandosi per persona molto vicina a Cassano. Il tipo raccontando i dettagli di una fanta-trattativa. «All'amico mio — spiega nel dettaglio il Pino — gli hanno offerto un contratto non si poteva firmare. Lo dico perché la gente sappia. Era sì un'offerta biennale a 3.5 milioni a stagione, ma c'era un vincolo finale. Antonio avrebbe dovuto sottoscrivere un contratto che prevedeva, al termine dei due anni in giallorosso, il sistematico passaggio all'Inter». Detta così, potrebbe sembrare l'ennesima gag radiofonica, l'ultimo blitz di burloni già noti (fenomenale quello che imitava la voce dell'ex ds giallorosso Baldini) e magari lo è. Ma la voce era stranamente familiare agli addetti ai lavori. Troppo simile a quella di un altro «Pino» (vedi Giuseppe Bozzo procuratore di Cassano), troppo precisa nei dettagli per essere uno scherzo. Magari è tutto un gioco, s'intende, ma se fosse un avvertimento «trasversale» alla società? Una cosa è certa, a Roma ormai vale tutto... al peggio non c'è mai fine. Tiz

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