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Mentre lo svedese tratta il rinnovo Del Piero finisce in panchina

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Stasera, in quel di Monaco: Bayern-Juventus, per la terza volta nella storia nonostante i curricola delle due squadre. Il destino ha voluto che le due squadre, da sempre tra le migliori del Vecchio Continente, non si incrociassero mai fino a dodici mesi fa. Quando la truppa insaziabile di Capello si impose 1-0: dribbling ubriacante di Ibrahimovic sulla sinistra, papera di Kahn e tap-in vincente di Alessandro Del Piero. Che stasera potrebbe anche iniziare in panchina, visto il recupero di Trezeguet e l'indispensabilità dello svedese nella testa di Don Fabio. In ogni caso, Pinturicchio ha vissuto la sua brava settimana di gloria e ha posto le basi per una stagione da vivere da protagonista: una panchina in più o una in meno, a questo punto, cambia poco. «Farò quello che mi sarà richiesto - ha detto il capitano -. Ovviamente spero di essere in campo sia domani (stasera, ndr) che la prossima estate, quando qui si giocheranno le partite del Mondiale». Si diceva di Ibrahimovic, l'attaccante più utilizzato finora da Capello. Qualche cifra? In campionato: 454 minuti per lui, 354 per Trezeguet, 287 per Del Piero, 156 per Mutu e 134 per Zalayeta. Peccato che lo svedesone non abbia ancora centrato la porta nella competizione nazionale, mentre in Europa ha gioito contro il Rapid Vienna per la prima volta da quando indossa il bianconero. Nessuno gli rimprovera nulla, anzi: sono in corso trattative per prolungargli il contratto che scade nel 2008 e chiama 1,5 milioni l'anno. Idea di base: 2010 a 4,5. Lui fa spallucce, ma è ovviamente ingolosito: «Vorrei rimanere a Torino il più a lungo possibile, non vedo perché dovrei cambiare». Infatti non cambierà. Così come non cambia atteggiamento Capello: «Nelle mie squadre tutti difendono e tutti attaccano, tranne il portiere e forse un attaccante. Quindi, chiunque scende in campo sa già che tipo di lavoro lo aspetta. Qualificazione già al sicuro? Pensiamo a correre e a vincere. Io sono fatto così, ho un certo tipo di mentalità e devo trasmetterla ai miei giocatori. Pensiamo a correre il più veloce possibile: più avanti, nel corso della stagione, vedremo a che punto saremo e magari sceglieremo dove dedicare le nostre maggiori attenzioni. Speriamo capiti il più tardi possibile. Intanto, però, pensiamo al Bayern». Magath, vecchio nemico bianconero, ha lanciato la sua provocazione: «Siamo più forti della Juve. L'anno scorso loro sono stati più efficaci, non più bravi in assoluto». Emerson e Moggi lo hanno zittito: «Giusto che lo dica, noi risponderemo sul campo». Ieri mattina, intanto, Giraudo ha pronunciato una battuta che potrebbe anche lasciare intendere quale sarà il suo futuro: «L'anno prossimo andrò a fare un bel giro del mondo». I cattivoni ricordano che il suo contratto è in scadenza a giugno 2006 e che, prima del pasticcio combinato da Lapo Elkann, la sua permanenza in casa Juve veniva data come molto dubbia. Negli ultimi giorni, con il rampollo di casa Agnelli ancora in ospedale e prossimo (si spera) alla disintossicazione, si pensava che Giraudo potesse rimanere al timone della società ignorando le sirene (si dice) del Milan e di Mediaset, dell'azienda di famiglia e magari anche della Lega Calcio. Le orecchie dei cattivoni di cui sopra, però, si sono improvvisamente drizzate all'aeroporto di Caselle. Chissà.

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