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di RINO TOMMASI NON mi entusiasma aver trovato come sponsor, in una mia antica ed inutile battaglia, ...

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Blatter non gode di buona stampa anche perché anni fa ebbe l'infelice idea di proporre, per rendere il calcio più spettacolare o più divertente, l'allargamento delle porte ma non è detto che tutte le sue iniziative siano sbagliate. Del resto mi era capitata la stessa cosa qualche mese fa leggendo in una intervista che anche Franco Carraro aveva capito e denunciato i problemi che al nostro calcio derivavano dal sistema dei ripescaggi. Capisco anche che è molto più semplice e facile individuare difetti e suggerire rimedi dall'esterno che operare cambiamenti strutturali dall'interno anche ai massimi livelli. Voglio dire che pur essendo rispettivamente presidenti di una Federazione Internazionale (la Fifa) o di un ente nazionale (la Figc), Blatter e Carraro non hanno la possibilità di modificare con un colpo di bacchetta magica una situazione che si è costruita negli anni ma che la critica ha accettato con colpevole superficialità. Dunque Carraro prima e Blatter poi si sono accorti come lo sport professionistico abbia bisogno di equilibrio per essere interessante. È probabile che Carraro si sia preoccupato nel vedere spinte in serie A l'Ascoli ed il Treviso e che Blatter si sia invece allarmato nel verificare il dominio del Chelsea nel campionato inglese. L'estate scorsa in occasione della compilazione dei calendari, Carraro si era preoccupato di sottolineare come nel campionato precedente se era mancato equilibrio al vertice ce n'era stato molto in coda ma Carraro sa per primo che la lotta per la retrocessione interessa solo i club e le città che vi sono coinvolte, quella per lo scudetto interessa tutto il paese. L'effetto Abramovich, il russo proprietario del Chelsea, sul calcio inglese è stato ancora più violento e traumatico dell'effetto Berlusconi sul calcio italiano anche perché da presidente del Milan Berlusconi ha portato la sua squadra ai vertici del calcio europeo ma da imprenditore aveva giovato a tutto il mondo del calcio italiano determinando una epocale crescita dei diritti televisivi. Non mi unisco invece agli applausi che hanno salutato il divorzio consensuale (così è stato definito) nell'ambito della Lega tra i club di serie A e quelli di B. La storia della mutualità mi fa venire in mente la situazione che si è determinata a proposito dei diritti televisivi. I club più piccoli, dopo avere accettato senza fiatare la legge che stabiliva come questi diritti dovessero essere soggettivi (da quella legge derivano i maggiori mali del nostro calcio) si limitano a piagnucolare ogni tanto e si accontentano di qualche piccola mancia ma continuano a partecipare al banchetto. Così stanno facendo i club di serie B, ben felici di continuare a ricevere una sovvenzione per la quale non hanno alcun diritto se non quello di rivendicare un antico accordo ma incapaci di trovare soluzioni autonome e soprattutto di vivere nei limiti delle loro autentiche possibilità.

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