Altro che stage
L'ultima della classe, insomma, contro gli Azzurri già in viaggio per la Germania, anche se quelli che interpreteranno il confronto con tutte le potenze mondiali non saranno, se non in piccola parte, gli stessi chiamati sul palcoscenico per la modesta recita di questa sera. Nessun titolare fisso, qualche presenza importante come quelle di Grosso, De Rossi, Del Piero, Vieri e Iaquinta, non più di un allenamento svelenito da qualsiasi accento agonistico. Del resto, l'Italia il suo compitino lo aveva già svolto: con diligenza, possiamo benevolmente affermare, però senza un solo lampo che offrisse un reale incoraggiamento in vista dell'avventura estiva, da interpretare con ben altra ispirazione rispetto a quella che è stata sufficiente a garantire il passaggio del turno, in uno dei gironi più deboli tra gli otto che dovevano promuovere la nutrita pattuglia europea all'appuntamento mondiale di giugno. Adesso Marcello Lippi vorrebbe gli stages, oltre a quel paio di amichevoli impegnative da giocare in Olanda e poi contro la Germania in casa. Accantonata, pare, l'idea di fondare l'operazione simpatia promossa da Carraro con la presenza di Luciano Moggi al seguito della Nazionale in Germania, resta da risolvere questa grana con i club, che cominciano a fare la voce grossa sul troppo assiduo ricorso ai giocatori da loro pagati. E se Galliani, che pure come dirigente del Milan è autorevole esponente del G14, unione dei club più prestigiosi d'Europa votati a una normale e giustificatissima conflittualità nei confronti delle federazioni nazionali; se Galliani, dicevo, si è deciso ad alzare la voce è stato soltanto perché Nesta è un tesserato del Milan che starà fermo un mese per colpa della Nazionale. Quando lo stesso Nesta era stato tolto per un anno alla Lazio, per un grave infortunio in azzurro, anche Galliani si era scandalizzato, con tutti i benpensanti, perché Cragnotti aveva invocato un adeguato indennizzo per il danno sofferto. Da tempo immemorabile conduco una battaglia personale, perduta in partenza, tentando di destare l'attenzione delle società sul loro reale potere, che sarebbe legittimato da qualsiasi corte internazionale di giustizia. Mentre sono i dilettanti a dettare le regole e a fare il proprio comodo, senza apprezzabili opposizioni. In attesa di tempi migliori, accontentiamoci di rivolgere l'applauso di sortita, ma soltanto in relazione al risultato raggiunto, all'Italia protagonista delle qualificazioni. Che non ha offerto mai spettacolo, se non con Francesco Totti che è un capitolo a parte, che ha prodotto gioco modesto e talvolta noioso con l'aggravante di non averci negato la spocchia e l'arroganza del suo nocchiero. Strano che qualcuno si meravigli se, nei confronti dell'Azzurro, è subentrata una palese disaffezione. Resta la speranza che, al momento della resa dei conti, qualcosa di più e di meglio si possa apprezzare.