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Iaquinta condanna la Lazio

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Stavolta i propositi di gloria vengono riposti nel cassetto. Rosetti e l'attacco da Champions dell'Udinese materializzano la seconda sconfitta stagionale dopo il 4-2 foriero di buoni auspici strappato col Palermo. Al Friuli finisce 3-0 per i friulani dopo una partita passata a contenere, sbloccata da un rigore che ha lasciato incredula anche la panchina di Cosmi e da due guizzi uno firmato da Di Natale, l'altro da Candela con un pallonetto beffardo. Niente a che vedere con il tracollo dell'anno scorso (3-0 ed esonero di Caso), sconfitta dignitosa ma indicativa dei valori in campo. Più qualità e forza d'urto da parte dell'undici di Cosmi, solo volontà e ordine -troppo poco per ribaltare gli equilibri- sul fronte biancoceleste. Questa la sintesi d'una partita che comunque Rossi ha cercato di onorare con le forze a disposizione. Anche perché i biancocelesti hanno rinunciato al faro della manovra Liverani, fermato da una fitta muscolare nella rifinitura mattutina. In cabina di regia Dabo, fido scudiero Firmani, con Behrami e Manfredini esterni e Rocchi-Pandev tandem offensivo. L'Udinese rispolvera per l'occasione bomber Iaquinta, tenuto in naftalina prima del rinnovo fino al 2010, e gli piazza accanto Di Michele, ricostituendo l'asse portante della squadra capace di centrare lo storico obiettivo Champions. I due provano a duettare senza dare punti di riferimento agli avversari, la Lazio controlla a vista e cerca di non perdere la bussola. Dopo un quarto d'ora mette anzi il naso dalle parti di De Sanctis con una trama fluida che corre sull'asse Oddo-Manfredini: il portiere dei friulani risponde al quesito in modo disinvolto, il segnale rimane un urlo nel deserto. La banda-Rossi contiene ma non graffia. La risposta bianconera arriva dopo cinque minuti ed è affidata a una percussione di Iaquinta, vanificata da una approssimativa conclusione mancina. Quando partono in progressione, le frecce di Cosmi, fanno scattare l'allarme lì dietro. La fase centrale del primo tempo quindi vive all'insegna della supremazia dell'Udinese, perché i biancocelesti puntano sulla manovra d'aggiramento ma Rocchi e Pandev senza la luce-Liverani non trovano varchi invitanti e i buoni propositi si spengono sulla trequarti. Rossi passa il tempo a catechizzare Behrami, volano un paio di cartellini e un gomito galeotto di Muntari sull'ex talento del Verona, poi Iaquinta sale di nuovo in cattedra con la complicità di Stendardo e ci vuole un Peruzzi formato Uomo Ragno per rispedire al mittente, anzi sopra la traversa, l'insidia centrale. Il finale della prima frazione è sempre griffato dai padroni di casa, che si fanno più arrembanti e cercano di scardinare le certezze di Rossi con penetrazioni centrali. Su un tiro di Muntari respinto da Peruzzi, Iaquinta, ancora lui, viene fermato da un fuorigioco netto: inutile il suo tap-in che finisce in gol. La ripresa si apre sulla falsariga dei primi 45 minuti: Iaquinta dopo cinque minuti vede uno spazio tra Siviglia e Zauri, la palla dondola tra i due e il centravanti è almeno furbo a infilarsi nel corridoio. Rosetti fa il resto, concedendo un rigore davvero discutibile. C'è da recriminare, e anche tanto, il bomber però ha fame di gol e dagli undici metri non fa sconti: 1-0. La Lazio si rialza, Oddo suona la carica, si produce in paio d'affondi che creano grattacapi al sistema difensivo friulano, ma manca la stoccata risolutiva. Di Michele trova praterie sconfinate e coglie la traversa dopo un altro tocco provvidenziale di Peruzzi. La Lazio si ferma sul più bello, perché sugli esterni c'è poca imprevedibilità e davanti le palle buone si contano con il contagocce: manca forza d'urto insomma. Entra Di Canio e poi Inzaghi, la Lazio chiude con quattro punte e l'Udinese raddoppia con Di Natale, in contropiede e chiude il contro con Candela. Niente drammi, tanta rabbia per il rigore che ha sbloccato la gara. Ora si pensa al futuro: Fiorentina e poi Roma, la banda-Rossi non vuole mollare.

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