di FRANCO MELLI CAMBIARE registro per non sprofondare nell'oblio della serie A.
Perché sono gare complicate, da non interpretare col timore reverenziale messo in evidenza a Milano, nonostante i rossoneri soffrissero ancora il solito trauma di Istanbul. Tutto molto visibile: impallinati alla svelta da Schevchenko, atteggiamento molle e insicurezze psicologiche hanno condizionato i biancocelesti sul campo dei vice campioni d'Europa, laddove non è scandaloso perdere, laddove si chiedeva alla compagnia Di Canio di proporre almeno un football tanto ragionato quanto da combattimento senza soccombere rassegnati, senza andare immediatamente alla deriva privi d'orgoglio. Ora bisogna voltare pagina come specifica Liverani, sempre sperando che Delio Rossi abbia capito perchè in due trasferte (Suazo a Cagliari e mercoledì scorso) la Lazio sia stata perforata in un "amen", salvo azzeccare correzioni rimandabili già dall'assalto imminente dell'accoppiata Makinwa-Caracciolo. Siamo schietti: il Palermo di quel bomber improvvisato che è l'esule Terlizzi (nato a San Basilio e sfuggito ai controllori romani che non controllano) e degli altri acquisti mirati, ribadirebbe facilmente il ruolo di outsider del campionato qualora Rossi sbagliasse ancora la scelta di alcuni uomini nevralgici e l'orientamento strategico. Urge quindi ripristinare una squadra compatta, accantonando per il momento gli impresentabili Stendardo e Giallombardo, incautamente proposti nel disastroso avvio di San Siro. Rossi è avvertito e dovrà inalberare il talento evidenziato l'anno scorso a Bergamo, condizione indispensabile per schivare incombenti pericoli. Mai come in questa Lazio sono decisivi i ritmi elevati da imporre all'avversario e l'esattezza delle contromosse da applicare all'antagonista di turno. Cosi, appunto, come contro i siciliani andrebbe bene blindare le corsie esterne, accertata la tendenza delle formazioni di Delneri di aggredire gli spazi e valorizzare al massimo i sentieri laterali. Oddo e Behrami a destra e Zauri a Manfredini dall'altra parte: la soluzione di base forse è questa, con il presentimento che l'assenza pressoché certa di Corini semplificherà i compiti degli oppositori biancocelesti di circostanza. Poi, fuori anche Guardalben, assume maggiore importanza il ritorno del suo collega Peruzzi, cui si devono il successo sul Messina e il pareggio di Cagliari, per rincuorare la gente laziale di buona volontà presente sugli spalti. Su, allegri, se il signor Delio ha imparato le lezioni del diavolo, la nuova regina delle provinciali troverà all'Olimpico una trappola. Come vagheggia quell'infaticabile polemista che è Lotito.