«Totti? Lo fermo con una randellata»

Doppio turno che non avrebbe provocato il minimo disagio in Inghilterra: dove però sono sfumate, se non assenti, le quotidiane pressioni di casa nostra, che gli umori del tifo originano e i media accentuano volentieri, per far cassa. Supporters anomali, quelli italiani, troppo spesso dediti all'esercizio del ricatto che le società non riescono a eludere, come testimoniano i fenomeni di Cagliari e Lecce. Tesser tecnico per un giorno, Arrigoni richiamato da Cellino ma subito costretto a nuova rinuncia, trionfa secondo costume la linea urlante, che non conosce il solo modo civile di esprimere il dissenso, cioè la diserzione dallo stadio. Peggio ancora a Lecce, con i Semeraro straordinari nel creare una struttura i cui meriti vanno al di là degli apprezzabili risultati tecnici: un settore giovanile con due titoli Primavera in tre anni, un impegno nel sociale con la costruzione di campi e scuole per i bimbi dell'Africa, adeguatamente assistiti. Il becerume di casa nostra, che ha portato all'allucinante annullamento di un derby romano, purtroppo non conosce limiti né offre pallidi segni di ravvedimento. Torniamo a questa terza giornata, che vedrà la Roma al Picchi di Livorno: non intenzionata, sperano i suoi sostenitori, a pagare debiti di riconoscenza verso una squadra che nella scorsa, sciagurata stagione, ha regalato ai giallorossi sei punti. Di più, è stata la sola formazione di Serie A a non avere segnato alla Roma almeno un gol. Accompagnati al via da molte perplessità, anche in rapporto alla partenza di Vidigal e Vigiani, gli amaranto si trovano in testa, affiancati alla Juve e all'Udinese: senza fare miracoli, per carità, però mostrando almeno solida tenuta mentale, abbastanza per creare qualche apprensione a una Roma incapace di ripetere, di fronte ai friulani, la buonissima prova d'esordio a Reggio Calabria. Poiché la torcida livornese è notoriamente tenera e quella della Roma le è vicina negli umori, gli scienziati che presiedono alle sorti dell'italico calcio hanno deciso che fosse giusto farla giocare di sera, questa partita tanto per non proporre problemi di ordine pubblico. Nella speranza che il buonsenso possa, per una volta, prevalere, va detto che sarà la Roma a doversi caricare sulle spalle l'onere del pronostico, per superiore tasso tecnico se non, per ora, di classifica. Ma ci vorrà una Roma più disciplinata in campo e soprattutto mentalmente più quadrata di quella che è passata sui greci, in Uefa, come su uno zerbino, senza mostrare particolare entusiasmo nello svolgere il più agevole dei compitini. Tutte conferme, rispetto alle prime due uscite di campionato, anche se Aquilani e lo stesso Dacourt avrebbero forse meritato qualche attenzione in più. Ma è Luciano Spalletti a fare le scelte, valutando dalla migliore postazione possibile l'umore dei suoi. E nel nuovo tecnico è doveroso riporre la più convinta delle fiducie.