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di PAOLO DANI GLASGOW — L'ultima tentazione di Marcello Lippi in campo di sorprese si chiama Luca Toni.

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Certezze sui nuovi entrati, però, poche: ne sanno qualcosa gli addetti dello sponsor tecnico della nazionale, che qui in Scozia hanno saputo i nomi dei 10 titolari da stampare sulle maglie (l'unico sicuro del posto era il portiere Peruzzi) due ore prima del fischio d'inizio. E ancora una volta, il commissario tecnico potrebbe cogliere un po' tutti in contropiede. Appena domenica Alex Del Piero confessava di essersi sentito preso in considerazione in nazionale sempre, anche quando restava a casa. E dopo due partite passate a scaldarsi senza entrare, tra bianconero e azzurro, sorrideva all'ipotesi di giocare contro la Bielorussia: «Speriamo sia questa la volta buona...». Chissà cosa avrà pensato quando sul campo del Fir Park, a Motherwell, Lippi ha distribuito le pettorine alla squadra titolare e in attacco, con Totti e Gilardino, ha scelto Toni. «Io in ballottaggio con Del Piero? Per me è già grandioso essere in azzurro, figurarsi se mi sento in lizza con campioni del genere», la consueta professione di modestia del centravanti della Fiorentina, che oltre ai suoi colpi in campo ha conquistato Lippi anche per la capacità di camminare in punta di piedi fuori. I numeri d'altra parte forniscono indicazioni chiare: le dieci presenze azzurre di Toni sono tutte dell'era Lippi, e la prima chiamata arrivò subito, all'esordio del ct nel 2004 contro l'Islanda. Da allora, il lungo centravanti emiliano è tra i giocatori più utilizzati, anche se più slpesso a partita iniziata: sarebbe la prima volta da titolare in una partita di qualificazione. Ma Toni fa evidentemente parte dei «fedelissimi» di Toni, quei giocatori inseriti nel «progetto», come lo chiama il ct, sin dalla prima ora. E poi le capacita di tener palla, il gioco di sponda, la confidenza con il gol ne possono fare spalla giusta per il rientrante Gilardino. «Contro le squadre chiuse abbiamo qualche difficoltà a segnare, ma con tanti attaccanti non direi che abbiamo il problema del gol», la convinzione di Toni. Certo, immaginare un Del Piero di nuovo in panchina, dopo tante professioni di fiducia da parte di Lippi, è dura. Ma questo possono voler dire le indicazioni della partitella a Fir Park. Lippi ha schierato Zaccardo con Nesta e Cannavaro, con Grosso a sinistra a centrocampo in una squadra di 10: più ovvio pensare che sia l'autore del gol alla Scozia a scalare a terzino, per la difesa a quattro, che non Zaccardo a uscire per far spazio a una difesa a tre, nella quale Materazzi giocherebbe di diritto. «Giocare con un modulo che non abbiamo mai provato mi sembrerebbe un azzardo», ha detto l'interista, sancendo di fatto la bocciatura della novità difensiva, a tutto vantaggio di Zaccardo. E infatti è scattata la solidarietà al compagno: «Ci sono passato anche io per certe critiche, ma se Cristian è in nazionale non gli ha regalato niente nessuno...». Zaccardo si difende: «Sto in Nazionale con pieno merito. Non mi sento la pietra dello scandalo di questa squadra. Al primo minuto potevo segnare e diventare l'eroe della squadra, dieci minuti dopo per un episodio ero diventato una schiappa. Eppure stavo giocando bene: nel calcio contano gli episodi, prima o poi gireranno in mio favore. State sicuri - conclude il terzino destro - io sono ambizioso: diventerò un campione come Cannavaro e Nesta...». E allora, via con Zaccardo, Cannavaro, Nesta e Grosso, poi a centrocampo Camoranesi, Pirlo e Gattuso, e in avanti Totti e Gilardino, più Toni. O Del Piero. Lippi avrà pure qualche tentazione fino all'ultimo, come ha spiegato dopo la Scozia: ma sul foglietto bianco tenuto in tasca ieri mentre sul campo parlava alla squadra, ruoli e persone devono esser ben definiti. Peruzzi difende la difesa: «Non siamo andati male, può capitare che in un periodo di preparazione gli avversari siano più veloci ma il livello del nostro gruppo è noto a tutti. Lippi? Parla chi non lo conosce bene. Non è nervoso, è solo fatto così con i suoi pregi e i suoi difetti». Dopo la trasfert

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