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Ingenerose le critiche a Totti, De Rossi falloso, Peruzzi incolpevole

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Tre in campo, ieri all'Hampden Park, i romani, non soltanto di maglia, ma per nascita o almeno per crescita, Totti e De Rossi i capitolini autentici, Peruzzi della provincia di Viterbo ma calcisticamente allevato nella Capitale. Potrebbe anche ampliarsi, la schiera romana a disposizione di Lippi, al quale ha forse dato una mano, in prospettiva mondiale, la manifestazione di affetto offerta dai tifosi ad Antonio Cassano, un segno positivo per il recupero del giovane barese anche per la stagione in corsa, restituendo al giocatore la speranza di una maglia azzurra per la Germania. Un altro giallorosso, in realtà, avrebbe avuto il sacrosanto diritto di figurare in azzurro, ma Christian Panucci non gode della simpatia del nostro commissario tecnico, e dunque deve adattarsi a vedere in televisione il Bonera o lo Zaccardo di turno usurpare il ruolo che classe ed esperienza gli dovrebbero garantire. In Scozia, tutte le attenzioni per Francesco Totti che non soltanto Lippi considera determinante per il futuro della Nazionale. Attenzioni che naturalmente non gli hanno negato gli avversari, complice anche l'iniziale spirito di tolleranza di Lubos Michel, restio a valutare i falli continui degni di un richiamo ben più severo di qualche bonario avvertimento. Nonostante tutto, il capitano non ha lesinato le perle promesse, dai lanci profondi agli assist misurati, ai dribbling eleganti, nonostante i disagi di una posizione non ideale per esprimere il talento puro. Se poi un pallone messo sul piede di Vieri a tre metri dalla porta viene mandato alto, Totti non può farci niente. Francamente ingenerosi, nei suoi confronti, i commenti televisivi, forse non hanno avuto il tempo di verificare le statistiche sui palloni utili giocati. È durata un'ora la partita di De Rossi, che aveva cominciato da protagonista, proponendosi con assiduità in fase offensiva e propiziando anche la prima occasione da gol. Per il resto, un lavoro convinto senza particolare lampi e il solito difettaccio, che il ragazzo non vuole scrollarsi di dosso, del fallo quasi gratuito che gli costerà la squalifica e dunque la rinuncia forzata alla trasferta in Bielorussia, stessa sorte di Zambrotta anch'egli in diffida. Il terzo romano, Angelo Peruzzi, avrebbe forse voluto viverlo da protagonista, questo suo ritorno in azzurro, anche se un portiere dovrebbe augurarsi l'inattività. Ha toccato il primo pallone per raccoglierlo in fondo alla rete, senza colpa né peccato, un'uscita di piede tempestiva, un'uscita alta tranquilla, tutto qui: ma l'importante è avere recuperato una posizione di prestigio in campo nazionale, nel ruolo al quale ha offerto, negli anni, talento e nobiltà.

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