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di FULVIO STINCHELLI DEAUVILLE — Con le aste di yearlings (puledri di 18 mesi) incomincia l'ultimo atto dell'agosto dovillese.

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Troppo presto per cantare vittoria ma in tempi magri come questi, bisogna cogliere e fidarsi dei piccoli accenni di ripresa. È abbastanza contento Giulio Riva per aver venduto di primo acchitto a 110 mila euro una bella saura figlia di Highest Honor, allevata nel suo Haras du Thenney: «A dirla tutta speravo qualcosa di più, ma va bene anche così. L'asta è viva ed è la cosa che più importa». Per un italiano che vende, un italiano che acquista: Marco Bozzi, giovane e intraprendente bloodstock agent, si è fatto subito sentire assicurandosi per 90 mila euro un maschio da Danehill Dancer, che, corna facendo, ha la faccia di uno capace di vincere. Le vendite degli yearlings hanno sempre, per chi se ne intende, un fascino particolare. È una fiera della speranza che esalta e commuove gli appassionati. Così da sempre. Eppure Deauville cambia, e non in meglio. Specie in questo periodo diviene la meta preferita dei proletari in vacanza. Per costoro, il recinto delle aste è come lo zoo: i ragazzini sciamano da tutte le parti con la più beata incoscienza, strepitano, fanno un casino del diavolo, insomma, una buriana mai vista. Chi se ne intende paventa: «E se parte un calcio o un morso, chi paga?». Pensate che le mamme si preoccupino? Le mamme hanno ben altro da fare. E i papà? Quelli contano soltanto per spingere le carrozzine. Gli è che anche in Francia regna ormai la più scatenata pedocrazia, l'infanzia è sacra. Conoscete le nuove regole: per uno scapaccione si rischia la galera, se non il linciaggio. Attualmente, la Francia è oggetto (o vittima?) di un'eccezionale superfetazione. Ci sono donne incinte per ognidove e una famiglia che si rispetti deve vantare almeno tre marmocchi. Ricordo quando Benito Mussolini irrideva la Francia «demograficamente depressa» per esaltare «l'Italia proletaria e fascista». Ora la Francia fascista non è, ma proletaria c'è diventata eccome. Non cambia invece «Le Cercle», che a Deauville è come la Scala Santa. Edificato in mattoni rossi al tempo del fondatore, il duca di Morny, è rimasto tale e quale, incastrato com'è tra il Casinò e l'Hotel Royal. Veramente parrebbe venuta l'ora di un qualche restauro, ma il comune di Deauville e la Catena Barrière non si decidono a fare la prima mossa. Talchè le toilettes del circolo, affascinanti nel loro declino, restano tali e quali quelle che ospitarono Maurice Chevallier e Joséphine Baker col leopardo al guinzaglio. Oggi, il presidente Jean D'Indy, un signore cordiale e simpatico che è anche commissario alle corse e membro influente di France Galop, fa del suo meglio per tener alto il vessillo della tradizione: giacca, cravatta e cappello. Anche d'estate: panama. La domenica mattina si gioca a croquet sul prato antistante il circolo, e poi gran corsa al barbecue. La sera, se un socio chiede ostriche e vodka ben ghiacchiata, verrà ottimamente servito.

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