L'astio della Fifa nei confronti di Dupont sfuma nell'afa d'agosto
La Roma ha una squadra, Luciano Spalletti ha una squadra, il tifo giallorosso ha una squadra: un punto di riferimento dai contorni definiti, non il labile ectoplasma fin qui intravisto tra un'udienza di tribunale, un ricorso, una sentenza persecutoria, infine una doverosa rivisitazione dei fatti e dei diritti, messa da parte la tenacia vessatoria di burocrati rancorosi. Come il tedesco, olimpionico di scherma, che aveva firmato la prima decisione, monocratica, il presidente del Tribunale Arbitrale Sportivo a decidere anche per i giudici, trasparente ispirazione l'astio nei confronti del procuratore di Mexes, quell'avvocato Dupont che alla Fifa aveva dato scacco matto quando aveva patrocinato l'olandese Bosman, rivoluzionando il mondo del calcio professionistico. Stavolta i tre giudici non se la sono sentita di perseguire ancora quella strada, hanno ribaltato il verdetto concedendo alla Roma la sospensiva, accordandole la possibilità di operare sul mercato: e, soprattutto, di perfezionare il tesseramento dei nuovi arrivati Kuffour, Nonda e Taddei, sotto contratto ma finora non tesserabili e già apparsi orientati, subito dopo il recente diktat internazionale, a cercare altre sistemazioni. Una situazione pesante, quella vissuta negli ultimi quaranta giorni dalla Roma e dal suo allenatore, impegnato a preparare per la prossima stagione un organico dai contorni tutt'altro che definiti, con la prospettiva di trovarsi con una formazione obbligata e con una panchina tutta da svezzare. Questo periodo Spalletti, ed è giusto dargliene atto con sincera stima, lo ha gestito con grande attenzione e con grande saggezza, senza lasciarsi andare a isterismi o a plateali recriminazioni, nello stesso tempo badando a ricostruire lo spogliatoio mutilato dai capricci e dalle polemiche, intervenendo nei tempi e nei modi giusti al primo segnale d'allarme. Il rigore del tecnico, finalmente supportato da Bruno Conti in prima persona ma dalla società tutta, ha consentito che anche gli accenni di polemica si placassero immediatamente, che si avvertisse l'esigenza di rinnegare le radici del disastro, ancora vivo nel ricordo, per estirparle in via definitiva e tuttavia senza traumi. Questa sera a Pescara sarà lecito attendersi di vedere in campo una Roma rasserenata, anche nell'atteggiamento nei confronti di una sfida, quella con la Juventus, che delle amichevoli vere e proprie ha ben pochi connotati. Nella speranza che si affievoliscano anche i rancori dell'estate scorsa, nella riflessione sul peso dei torti, non sempre da valutare su un sol piatto della bilancia. Per tornare al futuro, questo organico è in grado di promettere una stagione di buon livello, anche se le tre grandi sembrerebbero fuori portata. Rimane da sciogliere un nodo neanche tanto semplice, quello legato al destino di Antonio Cassano. Certo, se fosse reale l'offerta del Chelsea, diciotto miliardi, le chiacchiere starebbero a zero, ma in attesa di verifica assai meno attraente è la prospettiva di un trasferimento alla Juve in cambio di giocatori che alla Roma servirebbero a poco, se non a nulla. Resta l'ipotesi del contratto fittizio, per scongiurare l'azzeramento del parametro, in vista di futuri interessi comuni per la società e per il giocatore. Ipotesi, quest'ultima, che è probabilmente la più praticabile.