Rossi: «Lazio adesso rialzati»
Sullo sfondo c'è ancora il 3-0 di Marsiglia, il sogno europeo svanito in una notte senza appello. «Ora però ripartiamo», è il suo diktat. Delio Rossi non si nasconde, ama parlare senza troppi ghirigori, bada alla sostanza senza tralasciare la forma. Diretto, schietto, parla con il cuore in mano per conquistare la nuova realtà biancoceleste. Si presenta così il tecnico della «scommessa», quella da vincere a tutti i costi: la Lazio. «Ho scelto questa società per mettermi in gioco, non l'ho fatto certo per soldi», ripete all'infinito. Accarezza obiettivi difficili, il tecnico dell'impresa mancata con l'Atalanta, quella «A» ripresa per i capelli e poi mollata dopo un girone di ritorno da brividi, passato sul piede dell'acceleratore per riprendere le avversarie distanti anni luce e quella salvezza che sembrava un'illusione solo a sfiorarla nei pensieri. Rossi ha lasciato Bergamo per abbracciare la Lazio. «Spero che il nostro campionato sia migliore di quello della passata stagione», distilla speranza, l'allenatore del nuovo 4-4-2 biancoceleste, poi si tuffa ad analizzare i perché d'una sconfitta pesante. «Abbiamo provato in tutti i modi a onorare l'Intertoto. Sarebbe stato rischioso puntare tutto su questa competizione, ne avremmo risentito in campionato. Mi aspettavo un passo indietro, è normale di questi tempi. Si arriva a un punto, poi si regredisce, quindi ci si risolleva. In fase di apprendimento è normale. E poi il Marsiglia correva a velocità doppia rispetto a noi e quando arrivi sempre secondo sulla palla non vai da nessuna parte». Non è preoccupato, Rossi. Sa però che la società dovrà muoversi per garantirgli i rinforzi richiesti. «Non c'è grande liquidità in giro, basta vedere i movimenti generali: solo Milan e Juventus hanno acquistato. Il resto è frutto di scambi, prestiti, comproprietà. Il mercato si farà l'ultima settimana, non abbiamo grossa disponibilità economica, quindi non faccio richieste roboanti. E il banco di prova con il Marsiglia c'è servito per capire come operare». Studia l'ambiente e cerca di muoversi come un trapezista in cerca di equilibrio. «Le critiche le accetto, purché siano costruttive. Ho visto che tante cose non vanno, però non siamo ciucci come prima non eravamo fenomeni. A Marsiglia la squadra non mi è piaciuta neanche sotto il profilo tattico ma ci sta in questi periodi, magari caleremo e avremo difficoltà anche a Latina (tra i prossimi test, ndr). Siamo alla ricerca di un gioco e non cambieremo atteggiamento per una sconfitta. In fondo stiamo costruendo qualcosa. E per il campionato saremo pronti, non ho dubbi su questo. Adesso voglio recuperare Behrami, che ancora non è al top. Andrà in nazionale solo se starà bene. Il mercato? Alcuni giovani andranno a giocare, perché non sono da Lazio e sarebbe grave se pensassero il contrario. Non chiudo a Couto, Siviglia e ai Filippini, ci mancherebbe. Ritengo però che chi arriva a vestire questa maglia sappia mettersi in gioco, non voglia garanzie precostituite. E per questo stiamo aspettando e valutando». Mettersi in gioco, in fondo, è il suo dogma. La Lazio è la sua scommessa.