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di SIMONE PIERETTI MARSIGLIA — In apnea per novanta minuti la Lazio cade sotto i ...

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Finisce tre a zero. Che sia da lezione. Un girone d'Inferno dantesco popolato da cinquantamila indemoniati accoglie le due squadre in campo: il Velodrome di Marsiglia si presenta così al cospetto della Lazio chiamata a portare a casa una vittoria, o quantomeno un pareggio con più di un gol per accedere alla finale dell'Intertoto. Il tecnico Delio Rossi per affrontare il clan dei marsigliesi va sul classico. Rispetto alla sfida di andata disputata all'Olimpico le uniche novità sono rappresentate da Rocchi e Lequi al posto di Muzzi e Sannibale. La bolgia del Velodrome trascina gli uomini di Fernandez spinti dall'onda d'urto dei propri tifosi. Lequi viene ammonito dopo appena un minuto per un fallo su Oruma innescato da una leggerezza della difesa biancoceleste. Nelle retrovie si balla: la difesa sembra una barca in balìa delle onde ma la Lazio prova a darsi coraggio. Al 3' Liverani prova a soprendere l'estremo difensore francese Carrasso con un pallonetto che colpisce la traversa. La Lazio cerca di organizzarsi ma sotto i colpi di Mendoza, Niang e Ribery il reparto difensivo soffre troppo. L'arbitro ammonisce anche Cribari per un fallo del difensore brasiliano su Niang: sono passati soltanto nove minuti e i due centrali di difesa sono già sul taccuino del direttore di gara Almeyda Costa. La partita sembra un tappone del Tour de France da compiere in salita, e quando la sorte sorride agli aquilotti, manca sempre qualcosa per essere incisivi. Di Canio non arriva all'appuntamento con il pallone dopo un pasticcio difensivo tra il portiere Carrasso, proteso in uscita, e Dehu che gli fa perdere la sfera. Il Marsiglia cresce di tono, ricomincia a martellare sulle corsie esterne. Sereni si oppone alla grande su una conclusione al volo di Mendoza che calcia a rete sfruttando un lancio di quaranta metri in diagonale di Beye. Belleri alza bandiera bianca per un colpo alla schiena: c'è spazio per Sannibale. Gli uomini di Rossi con il passare dei minuti riescono in qualche modo a prendere le misure ai giocatori marsigliesi: Niang si fa male al ginocchio ma resta in campo, Ribery si porta a spasso mezza squadra ma è troppo lontano dalla porta per poter incidere. In chiusura di tempo sfiora la traversa con un sinistro velenoso, ma la Lazio è in apnea. Si riparte e dopo sei minuti Rossi toglie Di Canio per lasciar spazio a Muzzi. Due minuti dopo il solito Niang appoggia un comodo pallone a Oruma che di destro colpisce il palo a Sereni battuto. La condanna è scritta e la sentenza arriva pesante come un macigno: in quattro minuti i sogni della Lazio crollano sotto i colpi del Marsiglia. Liverani perde la palla sulla trequarti ed il contropiede dei francesi è micidiale. Oruma serve sulla sinistra Niang che con un preciso tiro in diagonale fulmina Sereni. Passano una manciata di secondi e l'azione si ripete: una fotocopia del primo gol, cambiano gli interpreti. Niang serve sul limite dell'aera sinistra Mendoza che spara a rete: due a zero. Minuto diciannove: va in onda il replay dei primi due gol. Oruma apre a sinistra dove c'è Ribery: tre a zero e tutti a casa. Doveva essere una tappa di avvicinamento al campionato, è così è stato. Al Velodrome è mancato il coraggio, ma soprattutto la capacità di soffrire. Ma c'è tempo per crescere, c'è tempo per rimettersi in piedi. In attesa di rinforzi. Rossi non fa drammi: «Loro stavamo meglio di noi e hanno giocato meglio. Non è andato niente, c'è poco da salvare in questa partita. Non mi ero illuso prima, non mi abbatto adesso. Meglio perdere oggi così, troppo brutta per essere vera».

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