
Una kermesse noiosa e scarsa tecnicamente Il Giro è un'altra cosa

Si tratta dell'organizzatore Jean-Marie Leblanc, che saluta l'ammiraglia dopo un ventennio sul ponte di comando, e lascia il posto a Christian Preudhomme, già suo secondo in queste ultime edizioni. Bilanci sull'operato del gran capo se ne fanno già da una vita. Prendiamo quest'ultimo Tour: onestamente, è stato dal punto di vista tecnico una schifezza. Una commissione di vecchietti mai interessati al ciclismo l'avrebbero saputo disegnare meglio, e invece da anni abbiamo a che fare con delle Boucle ridicole, stantie, sempre uguali. Una prima settimana costantemente scevra di salite; una seconda con tante montagne, ma spesso piazzate male (il Galibier e soprattutto l'Aubisque quest'anno lontani dal traguardo); una terza infarcita di tappe completamente inutili. Non inutili in assoluto, ma in relazione a quel che avrebbero potuto e dovuto essere. Perché poi il problema è che nel resto del mondo quelle centinaia di milioni di persone che si accostano a questo sport solo per mezzo del Tour, credono che il ciclismo sia questo, e invece si sbagliano di grosso! Il ciclismo è anche un Colle delle Finestre al penultimo giorno di gara (Giro docet), tanto per dirne una. Ma che ne sanno in Cina, poveri loro? La cosa incredibile è che da anni il Tour non è divertente, e da anni la Aso (la società organizzatrice) si ostina a disegnarlo più o meno sempre nello stesso modo. Il Tour è una corsa di una settimana, al massimo dieci giorni. Il resto è accessorio. Il Tour non è una grande corsa a tappe: è una media corsa a tappe con un contorno spaventosamente importante. Bravo Leblanc a renderlo così centrale nello sport mondiale. Ma il suo addio non provoca un minimo di rimpianto. Leblanc ci lascia, si toglie dai piedi. Che liberazione, vero?Ma.G.
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