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A Castelrotto non c'è posto per il «Generale»

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Questa assenza non può passare inosservata agli occhi di chiunque conosca la figura imponente dell'ex Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, amico personale di Franco Sensi e della sua famiglia, da anni vicepresidente dell'AS Roma. In questo periodo all'alto ufficiale in pensione, Sensi aveva delegato le cosiddette funzioni di rappresentanza. Inaugurazioni di nuovi circoli di tifosi, incontri con delegazioni estere, piccole e medie "grane" da risolvere con consumato savoir faire? Bene, che se ne occupi il Generale. E il Generale, con militaresca obbedienza ha sempre puntualmente espletato i compiti affidatigli. Un ricordo e una testimonianza personali: si era a Kapfenberg in ritiro, e le autorità della regione della Stiria avevano invitato dirigenti e giornalisti al seguito della Roma per una cena celebrativa ufficiale. Al momento dei brindisi, chi si levò a rispondere, con adeguate parole, al saluto dei dirigenti austriaci? Ma lui, naturalmente, Ciro Di Martino. Col Generale infatti si andava sul sicuro: uomo di "panache", ha sempre risposto adeguatamente alle attese del suo vecchio amico Franco Sensi. Incarichi di questo genere il Generale ha sempre sbrigato con serio impegno e anche con manifesto piacere. Per lui, il ritiro estivo della squadra era con gli anni divenuto una gradita incombenza: ogni mattina, indossata la tuta sul simpatico pancione, seguiva da bordo campo tutti gli allenamenti. All'occorrenza, si prestava perfino a rimandare sul terreno, con misurati calcetti, i palloni sbandati. Dal basso, a quel modo, sorvegliava anche la comitiva. Una volta, mi spiegò: "Applico la regola di Alfonso de Liguori, mio grande conterraneo: 'omnia vides, multa dissimula, pauca corrige'. Insomma, evito di esagerare". Questo essenzialmente ha rappresentato per molti anni Ciro Di Martino nella Roma di Sensi: il senso della misura. A quanto pare, tutto ciò non rientra più nel fin qui misterioso "progetto" promosso da Rosella Sensi e dai suoi volenterosi caudatari: Bruno Conti e Daniele Pradè. E' stato giusto Bruno Conti, a quanto ci viene riferito, ad assumersi l'ingrato compito di comunicare al Generale Di Martino che la sua presenza a Castelrotto non era prevista. Così, in termini molto sbrigativi e ultimativi. Per non dire brutali. L'anziano vicepresidente, che dal suo amico Franco Sensi non aveva ricevuto segnali in proposito, ci è rimasto di sasso. Con la dignità sua propria, ha preso la valigia e se n'è tornato a casa: altro non poteva fare. L'episodio ha una sua non trascurabile valenza circa l'aria che spira ultimamente a Trigoria. Ciro Di Martino tiene dietro a Nils Liedholm, un amico fedele dietro l'altro, tutti gli uomini del re vengono messi alla porta. Per non parlare dei Baldini, dei Lucchesi ecc., che per questa strada li hanno preceduti. Les dieux s'en vont…..che resta? Il Progetto prende forma. Non ci sembra una gran bella forma, per come è condotto.

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