Deferiti per illecito Preziosi e la società Promozione a rischio
Gli interrogatori svolti a Roma dagli ispettori della Figc nelle scorse settimane hanno spinto la Procura Federale a deferire per presunto illecito sportivo in Genoa-Venezia 3-2 dell'ultima giornata del torneo cadetto il presidente del club ligure Enrico Preziosi, suo figlio Matteo (a quei tempi collaboratore del Genoa) e il dg Stefano Capozucca; l'ex amministratore delegato del Venezia Franco Dal Cin, suo figlio Michele, ex direttore generale del Venezia; l'ex general manager Giuseppe Pagliara (l'uomo nella macchina del quale vennero trovate le famose buste con i 250mila euro dentro) e i calciatori Massimo Borgobello e Martin Lejsal (portiere della Repubblica Ceca). Sono stati deferiti anche, ma solo per dichiarazioni reticenti e non veritiere, il calciatore veneziano Massimiliano Esposito e l'ex direttore sportivo del Torino Roberto Cravero. Per responsabilità diretta, infine, il deferimento è inevitabilmente scattato anche per le società Genoa e Venezia. Nella giustizia sportiva il deferimento equivale al rinvio a giudizio di quella ordinaria e porta il caso sul tavolo della Commissione Disciplinare di Milano, che emette poi il verdetto di primo grado. Commissione che, presumibilmente, prenderà la sua decisione sui deferimenti di ieri tra sabato e domenica prossimi, 23 e 24 luglio. Contro il suo giudizio, poi, si può ricorrere alla Caf (Corte di Appello Federale) che decide sul ricorso entro tre o sette giorni dalla sua presentazione. Poiché il Venezia è fallito, a rischiare più di tutti è il Genoa, visto che se il suo collegio difensivo non riuscirà a dimostrare (come ha più volte ribadito) che i 250mila euro trovati nell'auto di Pagliara all'uscita dall'azienda di Preziosi in Lombardia erano solo un anticipo dato al Venezia per l'acquisto del difensore sudamericano Maldonado e non il compenso per il presunto illecito sportivo consumato, potrebbe incorrere in una forte penalizzazione in punti nel prossimo campionato di A o, addirittura, nella revoca della promozione nella massima serie. Le prime reazioni sono arrivate dal versante veneto della vicenda. Borgobello ha svicolato: «Del deferimento non sapevo nulla, lo apprendo da voi. Dunque mi cogliete alla sprovvista e non so cosa rispondere». Il portiere Lejsal, invece, si è detto tranquillo: «Ho risposto serenamente a tutte le loro domande per quasi tre ore, non ho nulla da temere». Infuriato, a dir poco, è apparso Massimiliano Esposito, che dopo un certo stupore iniziale («Davvero tra i deferiti ci sono anch'io?» ha chiesto), ha poi attaccato: «Sentirò quello che mi dicono i miei avvocati per capire come dovrò agire. Poi, statene certi, il botto lo farò scoppiare io, perché è impossibile che una storia del genere vada avanti». Cosa minaccia di rivelare Esposito? E se c'è qualcosa che ancora non è venuto a galla, perché non l'ha riferito a suo tempo agli ispettori federali? Dubbi che si intrecciano con la tranquillità che continua ad essere ostentata dagli avvocati del Genoa e dallo stesso Preziosi, che pur non volendo commentare i deferimenti di ieri, ad ogni occasione ribadisce: «Mi sento come un'alice in un barile, ma non mollo, perché rappresento una tifoseria che merita rispetto. Il vento della giustizia spazzerà via dalle nostre teste le nubi addensatesi negli ultimi tempi». Sui deferimenti, a livello ufficiale, il Genoa mantiene un silenzio assoluto, anche se per vie indirette trapela che questi erano più che attesi, lasciando intendere che il club rossoblù si giocherà tutte le sue carte di fronte alla Commissione Disciplinare o, eventualmente, alla Caf. La sensazione è che il lavoro svolto dal generale Pappa porterà ad una punizione pesante, probabilmente la retrocessione, ma c'è la sensazione che in sede di appello si possa arrivare ad una forte penalizzazione in serie A. Sul rinvio a giudizio di Roberto Cravero, poi, il suo ex presidente, Romero, ha afferma