Niente ripescaggi e tornei ridotti
Messina e Torino sarebbero già fuori dalla serie A, Salernitana e Perugia dovrebbero semplicemente decidere se accettare il famoso lodo Petrucci e cercare qualche imprenditore che consenta ai due club di partecipare il prossimo anno al campionato di C 1. Contemporaneamente si dovrebbe già sapere quali squadre dovrebbero prendere il posto degli esclusi a meno che non si decidesse di approfittare della situazione per ridurre gli organici del calcio professionistico. Purtroppo siamo in Italia dove il calcio ha già offerto una serie infinita di accomodamenti al punto tale che c'è addirittura chi ipotizza, senza vergognarsene, che si potrebbe sistemare tutto allargando il prossimo campionato di serie A portandolo a 21 squadre. L'idea è meno scandalosa di quanto sembri se si pensa a quanto accaduto due estati fa quando con un colpo di mano che ha meritato l'Oscar per la peggior decisione sportiva di ogni epoca la serie B è passata da 20 a 24 squadre, la serie A da 18 a 20. Ecco perché anche dopo una chilometrica riunione del Consiglio Federale ed una imbarazzata conferenza stampa di Franco Carraro, non sappiamo ancora come si concluderà questa commedia dal momento che ci sono ancora alcune scadenze (il Collegio Arbitrale del Coni ed eventualmente il Tar del Lazio) che potrebbero rimescolare le carte. Attorno a questa triste vicenda sta per iniziare un campionato molto diverso che avrà per protagonisti tutti quei politici che non perderanno occasione di strappare qualche titolo di giornale e magari una manciata di voti alle prossime elezioni intervenendo senza titolo e senza vergogna a difesa dei presunti diritti dei tifosi . I quali, anziché organizzare patetiche dimostrazioni di protesta dovrebbero prendersela con i dirigenti che hanno determinato le evidenti situazioni di irregolarità sulle quali, almeno si spera, la Federazione Calcio ha finalmente deciso di intervenire. Nel frattempo si sono tutte le premesse perché il prossimo campionato sia ancora meno equilibrato e soprattutto meno interessante di quello precedente. Le squadre che l'anno scorso si sono classificate ai primi tre posti si sono puntualmente rinforzate dividendosi i pezzi più pregiati disponibili sul mercato, italiano ed estero. La Juventus ha preso Vieira, il Milan si è assicurato Vieri, Jankulovski e Gilardino, l'Inter ha acquistato Pizarro ed ecco che è difficile pensare che le differenze riscontrate la passata stagione possano ridursi. L'Udinese ha capitalizzato il quarto posto dell'anno scorso alleggerendo il proprio foglio paga, la Sampdoria è rimasta più o meno la stessa, Fiorentina e Palermo hanno dato segnali di vivacità ma senza promettere di fare un decisivo salto di qualità. La Roma e la Lazio, che si erano permesse di inserirsi per un paio di stagioni nell'eterna sfida Milan-Juventus, si sono fatte da parte e cercano semplicemente di limitare i danni illudendo i loro tifosi con piccole operazioni di mercato che hanno il significato di una resa o di un ridimensionamento . Tuttavia la probabile mancanza di equilibrio non è una novità perché la storia del nostro calcio è stata costruita da pochi club (sempre gli stessi). Molto più preoccupante è la situazione di irregolarità amministrativa che circonda tutto il movimento e la contemporanea mancanza di segnali che possano modificarla.