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Voglio restare a Roma senza fare il mantenuto Dobbiamo riscattarci

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Nelle dichiarazioni e nei comportamenti, uno che si può amare o detestare, ma che non riesce a suscitare indifferenza. Alla vigilia del suo quindicesimo ritiro estivo in carriera, il difensore savonese sta spendendo gli ultimi scampoli di vacanza prima del raduno a Trigoria di domenica sera. Sta per iniziare il suo quinto anno di Roma. A proposito, rimarrà in maglia giallorossa? «Non vedo perché non dovrei. Sono pronto a ricominciare con entusiasmo e stimoli, perché mi basta la Roma e sono felice di rimanere. Se la società deciderà diversamente dovrà comunque interpellarmi e valuteremo. Finora non è avvenuto». Si è mai sentito «prigioniero» di un contratto da vecchia repubblica del calcio? «Sono spesso andato via con altri anni di contratto. E' successo a Madrid, con Inter e Milan, dove ne avevo altri quattro di accordo. Io non resto qui per fare il mantenuto, ho grandi motivazioni e stimoli per far bene. Se mi trovo bene in un posto non cambio aria tanto per cambiare». Può esserne vittima la società, però. «Nessuno mi ha mai chiesto di ridurre l'ingaggio». Quindi niente Juventus. «Qualche voce l'ho captata, anche se nell'ultimo mese mi sono isolato. Non c'è nulla di concreto». Ha sentito Capello in queste settimane? «Lo sento spesso. Tra di noi c'è un rapporto di stima e amicizia, ma non si è mai parlato di trasferimento. Quando mi ha voluto con lui, lo ha sempre fatto tramite la società per cui lavorava, senza iniziative personali». La nuova squadra di Spalletti sta nascendo tra le difficoltà di un mercato bloccato dai tribunali. «Un problema che non ci voleva proprio. Sono fiducioso che la situazione possa presto sbloccarsi per consentirci di rimanere competitivi ad alti livelli. La scorsa è stata una stagione balorda, ma abbiamo i valori tecnici per riscattarci». Come giudica la scelta del tecnico toscano? «A Udine ha svolto un ottimo lavoro. Mi auguro che abbia il carattere per gestire le forti personalità della squadra. Credo sia questa la sua più grande sfida. L'anno scorso i cambi di allenatore sono in parte in parte da attribuire a questo aspetto». Tre suoi compagni sono già al lavoro. Conosce i nuovi arrivi? «Si tratta di pedine importani. Soprattutto Nonda. Ho giocato con lui nei due anni al Monaco. Posso dire solo una cosa ai tifosi: se Shabani sta bene fisicamente li farà impazzire e sorprenderà tutti». Si parla spesso di regole. Le piacciono i decaloghi da spogliatoio? «Tutto deve partire dalla società. C'è bisogno di fissare delle norme e uno stile di comportamenti. L'allenatore deve vigilare che i giocatori si attengano a questi dettami, e noi dobbiamo stare zitti e lavorare. Ma queste regole devono esser fatte rispettare senza nessuna distinzione». Che replica a chi la definisce un elemento disgregante per il gruppo? «Ho fatto i miei errori, come tutti, ma nello spogliatoio Roma non ci sono cattivi esempi». Milan, Juventus e Inter in rigoroso ordine sparso. Il prossimo campionato italiano sarà un triangolare? «Sicuramente hanno qualcosa in più delle altre. Noi, però, non dobbiamo considerarci fuori. Abbiamo l'obbligo di riscattare l'ultimo campionato fallimentare. E' impensabile finire il campionato a 17 punti dall'Udinese. Roma e la Roma non possono più permetterselo per rispetto ai tifosi. I nostri sostenitori sono straordinari: anche lo scorso anno ci hanno sostenuto in modo incondizionato, nonostante le delusioni continue». Al Genoa cominciò da terzino, poi centrale e laterale in difese a tre e a quattro, esterno di centrocampo. Quale sarà il ruolo della seconda giovinezza di Panucci? «Non so come il mister intende impostare la squadra. Posso adattarmi in qualsiasi ruolo, a 32 anni sono fisicamente a posto, anche se i recuperi in difesa si fanno più complicati». Mancini e Cassano potrebbero lasciare la Roma. Sarebbe l'atto finale di un ridimensionamento? «Non entro in decisioni che non mi spettano. La famiglia Sensi ha compiuto grandi sacrifici per riassestare il bilancio, e quando ha venduto ha sempre reinteg

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