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Il caso Mexes è stato gestito con poca professionalità

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Avrà già intuito, il nuovo tecnico, che cosa lo aspetterà in questo ambiente, che non ha i colori e la serenità dell'Eden friulano. Lo avrà intuito anche in presenza delle gaffes perpetuate dalla gestione della comunicazione giallorossa in occasione della conferenza stampa di presentazione. Come già era avvenuto per Prandelli e per Del Neri, le grandi testate nazionali e i professionisti collaudati dell'informazione relegati ai margini, domande provocatorie se non banali, chissà che cosa avrà pensato Spalletti del suo futuro rapporto con la stampa romana. Un piccolo scivolone, in questa estate così profondamente segnata dall'incertezza, quando soltanto un atto di fede induce il popolo giallorosso alla paziente attesa di quelle che saranno le mosse effettive della società: di mercato, di ambizioni, di collocazione politica. Dalla telenovela Cassano, qualche segnale: debole, se volete, ma indicativo di una innegabile volontà di divorzio da parte della Roma, testimoniata dall'offerta, al ribasso, del rinnovo di contratto. Fermo restando che, secondo logica, in questo momento il manico del coltello sembra saldamente nelle mani del giovane barese e del suo entourage, ma anche in quelle delle società interessate ad arricchire il loro organico senza piegarsi alle reali valutazioni di mercato. Il prolungamento del vincolo impedirebbe l'ennesima partenza importante a tasso zero, chi vuole Cassano è disposto ad aspettare, non è la Roma a imporre il prezzo: e tutto questo perché il problema, come spesso accade, è stato affrontato soltanto quando i margini di trattativa, in ogni senso, erano divenuti ristrettissimi, a tutto vantaggio di chi sta alla finestra. Ma intanto, mentre si parla di un recupero di Lima, mollato senza un'ombra di pentimento, torna di attualità, in termini allarmanti, la vicenda Mexes: con la Fifa ormai arroccata sulle posizioni dell'Auxerre e con la tutt'altro che impalpabile minaccia della chiusura del mercato estero per la società romana, si parla perfino di possibili conseguenze per i celebrati arrivi a tasso zero. Come si sia arrivati a questo punto di rottura è agevole spiegare, forse l'intera vicenda è stata gestita con una superficialità che non dovrebbe appartenere al mondo del professionismo. Mexes, a diciannove anni, era conteso dai maggiori club d'Europa, Roma compresa, poi per tre anni ogni interesse nei confronti del giovane difensore è decaduto, infine a Trigoria si è celebrato il suo arrivo come un colpo sensazionale. Qualche osservatore neutrale si era chiesto i motivi di questa strenna, giunta e accettata senza un interrogativo sul lungo periodo passato dal giocatore fuori dalla luce dei riflettori. Il prezzo da pagare, adesso, è salatissimo: ma le slitte di Babbo Natale continuano a passare di fronte alla sede giallorossa, e finora hanno riscosso fiducia plenaria.

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