Zeman smentisce Rosella Sensi: «Per me la Roma era una cosa seria»
Chiavi di lettura diverse, senza cadere nel nichilismo, risulta difficile trovarne. «Per me, con la Roma era una cosa seria. Ho parlato di programmi, di acquisti e soprattutto di cessioni». Dalla sua Praga, dove si trova in vacanza, Zdenek Zeman è uscito allo scoperto. Con fare netto e inequivocabile, alla sua maniera, smentendo categoricamente la tesi espressa da Rosella Sensi, in occasione della presentazione del nuovo allenatore Luciano Spalletti. La Roma ha voltato pagina, ma la replica di Zeman è lì, quasi a sconfessare il progetto della Società, innescando ulteriori strascichi polemici. L'amministratore delegato giallorosso ha sostenuto martedì che Zeman non è stato mai tenuto in attesa e che tra le parti non si è trattato di contratti, bensì di semplici colloqui informali. Non solo, perché la Sensi ha smentito risentita l'ingerenza di componenti esterne che abbiano condizionato la scelta della panchina. «Lo staff dirigenziale della Roma è composto di teste pensanti. Noi prendiamo le decisioni in assoluta autonomia. Escludo l'intromissione da parte di chicchessia nella scelta dell'allenatore della prossima stagione». Dichiarazioni che stridono palesemente con quelle rilasciate dal tecnico, che si ritiene sedotto e abbandonato. Ieri mattina, durante la trasmissione «Te la do io Tokyo» su Rete Sport, l'ex tecnico del Lecce ha rotto gli indugi, fornendo la sua circostanziata versione dei fatti. «Voglio chiarire l'accaduto. Sembra che io sia sparito da un mese o che mi sia inventato tutto. Non sono un pazzo, sono stato contattato dalla Roma e ho parlato con Rosella Sensi e con Daniele Pradè, non certo in un bar. Abbiamo discusso del futuro della squadra. Mi hanno chiesto un po' di tempo, perché prima di poter concludere l'accordo c'erano da risolvere alcuni problemi. Non mi sembravano difficoltà di natura tecnica, ma situazioni che evidentemente non sono riusciti a sbloccare. Mi avevano detto di aspettare e poi, evidentemente hanno deciso per una soluzione diversa». Sulle motivazioni di questo matrimonio sfumato, il tecnico pronuncia parole sibilline. «Attualmente il mondo del calcio è piuttosto semplice da decifrare, non serve affannarsi a trovare interpretazioni». Si è parlato diffusamente di mercato, secondo Zeman, e la conferma perentoria sui prossimi partenti preoccupa non poco la tifoseria romanista: «Sono previste delle cessioni, sicuramente quelli di Cassano e Mancini». Una ammissione che squarcia il velo su scenari di mercato neanche troppo segreti, che però aprono il dibattito sulla tempistica di questa uscita, che potrebbe danneggiare i programmi societari. L'allenatore boemo è sembrato deluso e amareggiato e ha confermato un altro retroscena di questo autentico intrigo. La sua delusione è alimentata da una telefonata che ha ricevuto fuori tempo massimo, quando oramai i giochi erano fatti. Quando, nemmeno una settimana fa, Zeman ha ricevuto la notizia del raggiunto accordo con Spalletti. «Mi sono considerato un tecnico libero quando venerdì scorso, subito dopo la firma di Spalletti, Pradè mi ha chiamato per correttezza, comunicandomi questo accordo. Sono rimasto per un mese in attesa di una risposta e ho rifiutato di parlare con altri club che mi hanno contattato, poiché ritenevo di essere in parola con la Roma. Alla luce dei fatti, credo di aver interpretato la vicenda in modo diverso da loro. A me sarebbe piaciuto tornare. Nell'ultimo mese che ho trascorso nella Capitale, ho potuto apprezzare i molti attestati di stima e affetto che mi ha tributato la gente romanista, che mi avrebbe accolto con favore. Ringrazio tutti i tifosi. Se arrivasse un'altra offerta? Dopo due "sole"...». Chissà cosa starà pensando Spalletti, di questa vicenda. Chissà se avrà ripensato a quei messaggi anonimi. Lui, unico spettatore inconsapevole di una commedia di Plauto. Degli equivoci, appunto.