di MARCO GRASSI PUÒ ESSERE ricordato, quello di Indianapolis 2005, come il Gran Premio ...
Un pasticcio incredibile, in un mondo che si vanta di essere il non plus ultra della tecnologia. I fatti: venerdì le Toyota di Ralf Schumacher e del collaudatore Zonta, sono incappate in due incidenti all'apparenza inspiegabili. Il tedesco si è schiantato sul muretto della sopraelevata, a causa dell'improvvisa esplosione del pneumatico della ruota posteriore sinistra. Il brasiliano ha evitato il botto solo perché la sua gomma si è afflosciata in un punto lento del circuito, affrontato a velocità limitata. I tecnici della Michelin, casa che fornisce le gomme alla Toyota così come ad altre sei scuderie (McLaren, Williams, Renault, Bar, Sauber e Red Bull), si sono allertati. Esaminati i pneumatici utilizzati, hanno convenuto che la fornitura era inadeguata al circuito di Indianapolis, a causa delle alte velocità che qui si raggiungono e dell'enorme pressione a cui sono sottoposte le gomme - in particolare la posteriore sinistra - sulla sopraelevata (curva inclinata di 12° rispetto al piano, e che si affronta a tutta velocità). Da qui, la decisione della Michelin di inviare una lettera a tutte le «sue» scuderie, in cui si imponeva la rinuncia a correre, perché la sicurezza non era garantita. L'errore marchiano della casa francese, che ha palesemente sbagliato la scelta della fornitura, non lasciava spazio a soluzioni: impossibile, regolamento alla mano, utilizzare altri treni di gomme, se si fossero montate le nuove coperture (che pure la Michelin ha inviato, in fretta e furia, con un aereo cargo dalla Francia), tutti i team interessati sarebbero stati poi squalificati: la Fia non era intenzionata a concedere deroghe. La via da battere era dunque un'altra: scartata l'ipotesi di invitare i piloti a tenere un'andatura bassa, e improponibile l'idea di 7 pit stop (uno ogni 10 giri, il limite entro cui le gomme Michelin garantivano margini di sicurezza), non restava che pensare a una modifica del tracciato: e infatti per tutta la giornata di ieri è stata caldeggiata la realizzazione di una chicane all'entrata della sopraelevata, per smorzare la velocità. A questo punto, però, è arrivata la levata dei team gommati da Bridgestone: perché Ferrari, Jordan e Minardi avrebbero dovuto pagare per un errore commesso dagli altri? I pneumatici dei tre team non hanno dato problemi, quindi per i tecnici Bridgestone, e per le scuderie da essi rifornite, non occorreva nessuna variazione delle condizioni di gara. Posizione legittima. Le febbrili trattative condotte fino a 1 minuto prima del via hanno partorito lo spiacevole esito: tutte le auto in griglia per il giro di formazione, allo scopo di rendere valido il Gran Premio (ce ne devono essere almeno 12); poi, al termine di questo giro, ritiro per le sette scuderie Michelin, mentre si apprestavano a gareggiare solo le due Ferrari, le due Jordan e le due Minardi. Giornataccia per Jarno Trulli, che aveva conquistato la pole position (la prima della sua carriera) e non ha potuto onorarla gareggiando. Il pilota abruzzese abbozza: «Sono deluso, ma al primo posto dobbiamo mettere la nostra sicurezza. Capita di sbagliare, stavolta hanno sbagliato i gommisti». Flavio Briatore è netto: «Capisco che la Formula Uno è uno spettacolo, ma se mi arriva una lettera della Michelin in cui mi si invita a non gareggiare per salvaguardare l'incolumità dei miei piloti, io non gareggio. La cosa più importante è non mettere a repentaglio la vita di chi va in pista. Si poteva aggiungere una chicane, ma la Fia non ha voluto, anche se noi eravamo disposti a lasciar partire davanti le Ferrari, o a far sì che le scuderie gommate Michelin non prendessero punti». Jacque