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Rossoblù di nuovo in serie A dopo 10 anni di digiuno. Città in estasi

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Alla fine di dieci anni lunghi un secolo (o 3.654 giorni, fate voi) il Vecchio Grifone è tornato in serie A e chissenefrega se ora Giove pluvio bagna le mille e più bandiere che hanno colorato la città. Sul lungomare di Quarto e Nervi, nei carrugi dietro al porto e per le vie del centro storico il rossoblu era il colore dominante da più di due settimane. Figuratevi oggi, che la certezza della promozione è un dato acquisito e che tutti i genoani tornano a pensare alle sfide con la Juve, il Milan, la Roma, l'Inter, la Lazio. E al derby, ovviamente, che già nel prossimo massimo campionato tornerà a colorare di sé le domeniche del calcio che conta. D'altronde l'ultima volta del Genoa in A risaliva a quel 1994-95 chiuso dallo drammatico spareggio-salvezza col Padova di Firenze che sancì la fine dell'era di una che era riuscita a diventare la prima italiana a vincere una gara di Coppe Europee a Liverpool con Skuhravy e Aguilera, Ruotolo e il povero Signorini. Quel giorno la massima serie perse uno dei suoi club più nobili: il primo nato del calcio italiano e quello con più scudetti di tutti, nove, dopo le solite tre grandi. Sabato sera, nella bolgia di uno stadio da sogno, ottimo per il calcio e strapieno in tutti i suoi quarantamila posti, l'ha ritrovata ed è giusto così. Un campionato importante come il nostro non può fare a meno di realtà come il Genoa. Sempre in attesa del Torino (ora impegnato nei play-off) e del Napoli. E poi, come in tutte le belle favole che si rispettino, c'è stato anche un fiocco rosa. Proprio durante l'intervallo, subito dopo l'1-1 di Milito, è nata la bambina di Paola Giometti (responsabile del marketing del Genoa) e di Giulio Schenone. Un motivo in più per far festa. Auguri. Protagonisti principali della rinascita genoana che sabato notte ha portato in piazza centomila persone, sono stati il presidente Preziosi e mister Cosmi, il cui idillio, dicono i bene informati, dovrebbe interrompersi qui. «Ora è il momento della gioia, non di pensare a cosa accadrà in futuro, godiamoci la festa attesa da tempo» - ha ribadito più volte Preziosi nella pancia del Ferraris inondata di spumante e gavettoni - «Col mister ci vedremo domani. Sentirò gli umori di tutti. Io sono come un ostaggio in mano ai tifosi. Nel senso buono, ovviamente. Farò ciò che vogliono». Ma le voci di un probabile arrivo di Guidolin continuano a girare, anche se qui a Serse vogliono tutti un bene da matti e in tanti non capiscono perché non possa restare al suo posto anche in A. «Per ora fatemi festeggiare» - dice l'interessato - «Questa promozione con tanto di primo posto in campionato me la devo godere fino in fondo. È stato un torneo troppo lungo e troppo stressante. Ora bisogna rilassarsi. È ovvio, però, che guardando al domani dico che il prossimo derby con la Samp lo vivrei molto volentieri su questa panchina». Ma questa per ora e almeno fino a metà settimana, è un'altra storia. Ora c'è spazio solo per la festa. Lunga, bella e colorata. Attesa dieci anni. Il Genoa si è ripreso la storia.

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