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Napoli in delirio

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dopo 14 anni

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34,ma prima di vederlo spuntare dalla scaletta dell'aereo passeranno altri 29 minuti: per il ritorno a Napoli dopo 14 anni di Diego Maradona si mobilita mezza città, divisa nell'attesa tra l'aeroporto di Capodichino e l'albergo del centro che ospita l'argentino. Almeno in duemila decidono di salutare il beniamino di sempre senza aspettare la serata: Maradona è tornato per l'addio al calcio di Ferrara, gliel'aveva promesso e stavolta non si è tirato indietro all'ultimo minuto. «Torno a Napoli a testa alta e dalla porta principale», sono le parole con cui Diego annuncia il suo rientro. Prima dell'ingresso sul terreno del San Paolo, però, c'è un'intera giornata e la tentazione di rivedere il campione in giro per la città, blindato come accadeva una volta, è troppo forte. E così lo spazio antistante l'hotel Majestic si riempie a vista d'occhio di ammiratori che si accontenterebbero anche solo di sfiorare il loro idolo: non sarà possibile, perché l'auto di Maradona, scortata da 6 vetture della security, si infila direttamente nel garage. Nel frattempo l'ingresso dell'albergo diventa in fretta un piccolo stadio, nel quale si intonano cori e slogan coniati vent'anni fa e mai dimenticati: «Maradona è meglio 'e Pelè», «Ho visto Maradona, innamorato son». Diego è in camera con l'ex moglie Claudia, le figlie Dalma e Giannina e il fidanzato di quest'ultima, fratello del talento argentino D'Alessandro, inseguito a lungo dalla Juve. I cori arrivano fino all'ultimo piano dell'albergo, Maradona si affaccia e saluta: è il delirio. Cominciano le visite, tra i primi ad arrivare c'è Corrado Ferlaino, costretto ad entrare in albergo da un varco secondario senza togliere il casco da motociclista per non essere riconosciuto: con Diego non c'è più feeling da anni, la stretta di mano non è quella di due vecchi amici ma neppure il gesto formale di chi a malapena si sopporta. Maradona si apparta con il suo vecchio presidente, scambia solo poche parole: «Sono felice di vederla così in forma», gli dice Ferlaino, decisamente più emozionato dell'ex capitano. Arriva Bagni con la moglie, la signora Letizia. Qui l'abbraccio è sincero, caldissimo. «Diego è tornato a Napoli grazie all'amicizia che ci lega con Ciro Ferrara. È felicissimo di essere qui, dopo 14 anni non era facile tornare», dice l'ex mediano azzurro. All'esterno comincia a piovere, nessuno si sposta di un centimetro. C'è anche Luca Quarto, il ragazzo per il quale, nel 1984, Maradona si fece promotore di una partita di beneficenza: Luca, allora un bimbo di pochi mesi, era affetto da palatoschisi, ovvero la mancanza della mandibola sinistra e del naso. Maradona prese in braccio il bimbo e cominciò a piangere, la partita fruttò 74 milioni di lire con i quali Luca poté subire a Zurigo il primo di undici interventi chirurgici. Ora sta bene e quando Maradona si affaccia per la seconda e poi ancora per la terza volta dal balcone del Majestic, lui è quello che urla più forte di tutti. Al San Paolo il boato al suo ingresso in campo è assordante, Fuorigrotta aspettava questo momento da 14 anni, in 60 mila corrono ad abbracciare l'ultimo re di Napoli che non ha giocato ma ha fatto un giro di campo facendo letteralmente impazzire lo stadio. «Non ce la faccio — ha spiegato Dieguito visibilmente commosso — ho provato a farlo con i miei fratelli ma ho un ginocchio fuori uso e dovrò operarmi. È incredibile come la gente si ricordi ancora di me, è un'emozione grandissima. Ferrara se ne va dal calcio ma non se ne andrà mai dal nostro cuore perchè è un grande uomo. È possibile che io torni ancora a Napoli, perchè qui voglio fare un'ultima partita. Alla gente dico un grazie enorme, il cuore napoletano batte sempre con me e il mio con loro». Ma nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo Maradona ha voluto regalare un'altra apparizione al suo pubblico. «Non so se sarà una strada lunga o corta però una cosa per me, Giannina e Dalmita e tutta la mia famiglia vi chiedo: ricordatevi di me con

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