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«Dove sono le stelle azzurre?»

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Chinaglia critica le convocazioni di Lippi: «Servivano Buffon e gli altri big»

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E invece l'Italia in America (ieri notte la prima sfida in Canada contro la Serbia), per Giorgio Chinaglia, «ha perso una grande occasione». Lui che in azzurro è passato con 14 presenze, il record di primo giocatore convocato dalla B e quella ribellione a Valcareggi nel '74, non riesce a capacitarsi di come oggi tanti campioni del calcio del duemila abbiano rifiutato di vestire l'azzurro, sia pur per una tourneè pesante come quella di Toronto e New York. «Ai miei tempi, io non l'avrei fatto». Risultato, i tifosi italiani e Long John promotore di questa «Champions World» si dovranno accontentare di Toni e Langella. «Lo sport americano è fatto di stelle: qui i tifosi lo seguono solo se ci sono i nomi» spiega Chinaglia, a bordo campo dello Sky Dome mentre si allenano gli azzurri che Lippi è riuscito a radunare. Lui che vive negli States oramai da più di due decenni («tra New York e Florida, in Italia torno una volta al mese»), lavorava da molto al progetto di portare la nazionale in Nordamerica, un mercato di enorme potenzialità per giocatori di grido. Lo hanno capito Milan, Juve, Manchester che qui sono venuti a giocare la Supercoppa italiana o tornei estivi. «Ma con le federazioni è diverso - dice Chinaglia - Con i club si mettono le penali sull'ingaggio in caso di assenza di grandi giocatori. Capisco Lippi, quando dice di non poter costringere a uno sforzo giocatori a lungo impegnati. Io ho 14 presenze in azzurro, so che era un calcio diverso: però cosa cambiano cinque giorni di vacanza in meno? È in occasioni come queste che si crea l'attaccamento alla maglia. E poi, per stare in nazionale ci vogliono certi attributi...». Da due settimane l'ex centravanti della Lazio scudetto e del Cosmos lavora alla promozione dell'evento tra Toronto e New York. La partita del Canada è un successo solo a metà, quella di sabato contro l'Ecuador avrà più pubblico. «Ma perchè al Giants verrano 40.000 ecuadoregni: la comunità newyorchese è molto folta. Quella italiana anche, ma i tifosi allo stadio saranno poche migliaia...D'altra parte, se ci fossero stati anche solo Buffon, Cannavaro, Zambrotta, lo stadio si sarebbe riempito». E sarebbe stato un pieno di simpatia — con prospettive commerciali anche per i giocatori, lascia intuire Chinaglia — prima ancora che un successo economico.

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