di MARCO GRASSI UN PUNTO che non sarà d'oro, giunto al termine di una partita bruttarella, ...
Due piedi interi non ce li abbiamo ancora, nel mondiale tedesco, ma uno certamente sì. E poi c'è chi ricorda che l'Italia non ha memorie troppo fulgide del giugno norvegese: esattamente 14 anni fa gli azzurri di Vicini lasciarono proprio da queste parti 2 punti d'oro (tanto valeva la vittoria) e, di fatto, la qualificazione a Euro '92. Altre epoche, allora una sconfitta in Scandinavia era considerata ancora una mezza Corea. Oggi invece è ben assodato che anche nel calcio più nordico che ci sia la forza muscolare non è più fine a se stessa, ma viene messa al servizio di una buona tattica e di un minimo di tecnica. Ma torniamo alle nostre qualificazioni, che per fortuna oggi ci arridono molto più che nel '91. La vista che dal balcone azzurro si ha sul resto del girone è particolarmente rasserenante: anche una sconfitta non pregiudicherebbe un bel niente, dati i 4 punti di vantaggio che i nostri hanno sulle più vicine inseguitrici (Norvegia, appunto, e Slovenia). Ma è chiaro che si scende in campo con qualche ambizione in più del «primo, non prenderle». E infatti, all'inizio (Camoranesi sfonda per vie centrali al 4', dopo dialogo con Vieri), sembra che l'Italia possa essere autorevole il giusto. Lippi abbandona per ora le tre punte e mette lo scongelato Vieri al fianco di Cassano; avanza Zambrotta sulla linea mediana piazzando alle sue spalle Grosso, affida il centrocampo alla coppia giovane ma di garanzia Pirlo-De Rossi, con Camoranesi a imperversare sulla destra; e dietro inserisce Materazzi accanto a Cannavaro, con Bonera terzino ormai fisso. Sulla partita cade una fitta pioggerellina, l'arbitro è Mejuto Gonzalez, lo stesso di Milan-Liverpool a Istanbul. Per questo Pirlo, quando se lo trova davanti insieme a Riise (il potente terzino dei Reds), ha un leggero mancamento. I norvegesi devono ricorrere alle rudezze per frenare il folletto Camoranesi, brutto il fallo di Pedersen sull'italoargentino al 17' (ma Mejuto soprassiede). La spinta dei padroni di casa scema col passare dei minuti, mentre gli azzurri tornano su, con una bella combinazione Vieri-Cassano-Vieri al 24' (cross di poco alto del barese), con una successiva azione simile innescata da Zambrotta, con una punizione di Grosso.I padroni di casa arrivano al tiro solo con tentativi da lontano (Riise e Haestad, entrambi fuori nel finale di tempo), mentre l'Italia si concede un paio di raffinatezze di Cassano. La ripresa. Carew dimostra di saperci sempre fare e al 1' aggira Cannavaro in area per poi tirare fuori di poco. Lo stesso ex romanista prova dalla distanza al 4', ma è ancora poco preciso. Al 7', l'occasione buona per l'Italia, ma Vieri la sbaglia: Camoranesi alza dal cerchio di centrocampo per Cassano, dieci metri più avanti. Il barese tocca di prima allungando in verticale una sorta di campanile: il centrale norvegese Lundekvarm va a vuoto, Bobo si ritrova col pallone sul sinistro al limite dell'area, e tira forte, ma alto di poco. Questa è l'ultima occasione valida per Vieri, che poco dopo si fa male (contrattura o forse stiramento alla coscia sinistra) e deve lasciare il posto a Toni. Lippi ci pensa un attimo (nel frattempo due punizioni: una moscia di Pirlo, una insidiosa di Carew), poi decide di dare più peso all'attacco e butta dentro anche Iaquinta per Cassano. Ma fra le due nuove punte della formazione italiana non c'è troppa intesa, né loro riescono a inventarsela: il massimo della loro produzione è un tiretto centrale di Toni al 35'. Nel frattempo la Norvegia torna a crescere e a spingere con più costanza, e la retroguardia azzurra perde Materazzi, anche lui alle prese con una noia muscolare. Entra Diana che va a mettersi sulla fascia sinistra, con Bonera che scala in posizione centrale e Grosso che viene a destra. Riise ci prova ancora dalla distanza al 41', ma la partita è già abbondantemente in fase calante, e si c