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Dondi «apre» alle sirene internazionali

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Federazione invitata a partecipare alla Celtic League e alla Rainbow Cup. Rivoluzione in vista

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È un'opportunità da non perdere, ma nel rispetto delle regole e dei diritti acquisiti, e con il consenso di tutti». Il presidente federale Giancarlo Dondi esce allo scoperto, perchè il rugby italiano sta per varare un'autentica rivoluzione, e c'è bisogno di chiarezza. Si va verso una svolta epocale, che dovrebbe cancellare i migliori club (e i migliori giocatori) italiani dal campionato per farli dedicare esclusivamente all'attività internazionale, ovvero, a parte gli impegni con la Nazionale, quei tornei ai quali sono stati invitati rappresentanti dell'Italia perchè il rugby azzurro gode tuttora di buona considerazione nonostante il cucchiaio di legno ottenuto nell'ultimo Sei Nazioni. «C'è una commissione che ci sta lavorando - dice Dondi - e riferirà al consiglio federale del 28 maggio. Stiamo per prendere decisioni molto importanti, ma lo faremo nel rispetto del parere di tutti, quindi senza forzature». La Celtic League, torneo che raggruppa le migliori formazioni o selezioni provinciali di Galles, Scozia e Irlanda, ha chiesto all'Italia di anticipare di una stagione, quindi al 2005-2006, l'entrata precedentemente prevista dal 2006-2007, oppure di attendere per altri cinque anni, per non creare complicazioni ad accordi (con ritorni economici per i partecipanti) che avranno comunque durata quinquennale. «Possiamo alzare il livello medio del nostro rugby — dice Dondi — soltanto misurandoci in queste sfide, per questo mi sembra un'occasione da non perdere. Detto che o andremo in tutte e due le competizioni, Celtic League e Rainbow Cup, oppure non se ne farà niente, adesso bisogna stabilire cosa fare: se partissimo dal 2006-2007 fisseremmo dei paletti per la prossima stagione, nel senso che a Celtic e Rainbow potrebbero partecipare le prime quattro del Super 10. So che Benetton e Viadana andrebbero comunque da soli. Altri club, poniamo Catania o Rovigo, potrebbero qualificarsi e poi far presente che da soli non ce la fanno, allora si potrebbe formare un franchigia o un super-club. Ma di sicuro se dobbiamo anticipare di un anno, bisogna discuterne con tutti e trovare un accordo: qui si tratta di cambiare le regole in corso d'opera. Come Fir dico che siamo una federazione sportiva, quindi va fatto un discorso meritocratico, e non si può solo favorire chi ha più potenza economica. Siamo il rugby italiano, e non quello del nord». La federazione italiana, grazie ai milioni di euro (tanti) garantiti dal Sei Nazioni, interverrà con suoi contributi.

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