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di FRANCO BOVAIO SE Atene piange, Sparta non ride.

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Dalla vittoriosa gara casalinga col Parma (l'ultima nella quale la difesa biancoceleste rimase imbattuta) ad oggi, infatti, la squadra di Papadopulo ha peggiorato il risultato dei primi 45' in quattro incontri, lo ha mantenuto inalterato cinque volte e lo ha migliorato solo in una occasione, a Bologna, quando passò dalla sconfitta del primo tempo (1-0) alla vittoria del secondo (1-2). Tre punti guadagnati che, però, sono rimasti fini a se stessi in quanto non accompagnati da risultati analoghi nelle rimanenti nove gare in cui, soprattutto contro Inter, Siena, Juventus e Udinese, i romani hanno dilapidato quei cinque punti in più che avrebbero avuto se le partite fossero terminate con l'intervallo. Con l'Inter, in casa, la Lazio passò dall'1-0 al pareggio; a Siena e all'Olimpico con la Juve e l'Udinese dallo 0-0 alla sconfitta per 1-0. Senza tener conto che in due delle cinque partite in cui il punteggio non è cambiato tra la fine del primo tempo e del secondo, nella ripresa la Lazio non è riuscita a rimontare lo svantaggio con il quale era andata al riposo. Così fu a Messina, dove al 90' rimase intatto l'1-0 per i padroni di casa maturato al 45'. Così è stato a Lecce, dove al 2-1 del primo tempo seguì il 5-3 di fine gara, arrivato nonostante i momentanei 2-2 e 2-3 dei romani, poi crollati nell'ultima mezzora, in cui subirono ben tre gol quando era stato espulso Dalla Bona del Lecce e si era riequlibrato il numero dei calciatori in campo. Insomma, considerato che nelle ultime dieci gare anche la Roma ha subito sempre almeno una rete e ha perso ben 13 punti nei secondi 45', in questo finale di stagione sembrano venire a galla per entrambe tutti quei problemi fisici di tenuta sulla distanza generati da una preparazione estiva o non fatta (nel caso dei giallorossi), o svolta solo a metà (ricordate Caso in Giappone con soli sette titolari e poco più?).

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