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Di Canio-Papadopulo, la resa dei conti

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Quella da vivere con il fiato sospeso: all'orizzonte c'è il derby-salvezza. Alle spalle, invece, rimangono le scorie della terza sconfitta consecutiva. Veleni riemersi puntuali dopo una striscia negativa di risultati e una classifica che reclama ancora uno sforzo per materializzare la salvezza. Negli occhi c'è la rabbia di Paolo Di Canio: una sostituzione presa male, il labiale, l'imprecazione e il resto è ormai materiale d'amarcord per le tv. Stavolta il cambio non ha convinto nessuno e l'ira del leader sintetizza un malcontento diffuso nello spogliatoio. Non è circoscritto insomma al rapporto Di Canio-Papadopulo, che tra l'altro non è da tempo più saldo come a gennaio. I primi dissapori generali erano emersi dopo la sconfitta di Siena, poi si sono riproposti a margine della sconfitta interna con la Juve e dopo il nefasto pomeriggio di Lecce, condito da una polemica accesa all'interno del «Via del Mare», che ha coinvolto indirettamente anche il presidente. Domenica pomeriggio è andato in scena, pubblicamente, lo sfogo del leader: «Potevi aspettare altri cinque minuti», gli ha gridato Di Canio, raccogliendo il silenzio dell'allenatore. Non si sono parlati, i due. E c'è un retroscena legato al cambio «incriminato»: Papadopulo aveva già deciso di sostituirlo nell'intervallo. Si era avvicinato al medico sociale, Petrucci, e gli aveva chiesto se l'idolo della Nord avesse ancora autonomia, se le sue condizioni fossero buone. La risposta affermativa del dottore è valsa altri tredici minuti, nulla più. Quelli della ripresa. E la contestazione pubblica. E qualcuno, all'interno del gruppo, non l'ha presa bene: non è un caso, si sussurra, che l'Udinese abbia preso il sopravvento dopo l'uscita di Paoletto. Era lui a frenare l'esuberanza di Pizarro, a svolgere in modo ordinato e diligente il compito, regalando comunque qualità alla manovra. La situazione è però congelata. L'attaccante pensa solo al derby: è pronto a lasciarsi tutto alle spalle. E lo stesso farà probabilmente l'allenatore, salvo imprevisti legati alla conferenza stampa in programma oggi a Formello. In fondo domenica c'è l'evento e i novanta minuti stracittadini sono un buon motivo per sancire la tregua. Anche con il gruppo: al centro della discussione anche la sostituzione di Liverani, che alla fine del primo tempo aveva comunque assicurato di poter proseguire. Il centrocampista, questo è vero, era giù di corda: nel corso della partita si era aiutato con i sali minerali. La squadra, con l'ingresso di Bazzani e Manfredini, ha incoraggiato l'Udinese. La situazione di incertezza collettiva è legata certamente all'alone di dubbi che regna sovrano e che spesso sposta l'attenzione dal campo ai contratti per il futuro. In settimana, tra l'altro, a Formello erano girati volantini legati a frasi di Papadopulo amplificate dai mass media, un altro segnale di distanza tra le parti. La proprietà richiama tutti al dovere: «Non voglio i proclami, contano i fatti. Ora tocca alla squadra, non ci sono alibi». E non solo. Sotto esame, chiaramente, ci sono anche allenatore e il diesse Martino: la linea di demarcazione tra presente e futuro sarà tracciata il 30 maggio, al termine del campionato. La tifoseria, invece, è pronta a stringersi intorno al gruppo, richiamando tutti al dovere: «Niente vita mondana», intima la Curva Nord, che giovedì ha dato appuntamento al resto della gente biancoceleste direttamente a Formello. Per firmare la tregua generale e far marciare tutti verso l'unico obiettivo, quello che non si può sbagliare. Il derby.

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