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all'italiana

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Su Telepiù, la mamma di Sky, Fair Play ha ospitato per un paio di stagioni personaggi ed amici di buona qualità ottenendo ottimi consensi di critica. In una puntata ho avuto in studio Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Paolo Garimberti e Gianni Clerici ma sono stati miei ospiti anche Mario Pescante, Gianni Petrucci, Antonio Matarrese e molti altri. Gianni Mura su Repubblica ha scritto che la trasmissione era da tutelare come una foca monaca, Aldo Grasso sul Corriere della Sera l'ha definita una trasmissione «dove le parole sembrano ancora possedere una consistenza, sollecitare una vibrazione». Il lettore scuserà la presuntuosa citazione che mi serve per riprendere un episodio che si è verificato qualche giorno fa al Foro Italico e dove un giocatore americano, Andy Roddick, ha concesso al suo avversario, correggendo l'arbitro, un punto decisivo (era il match point) finendo poi per perdere l'incontro. In sala stampa, mentre stavamo scrivendo, il mio compagno di doppio Clerici mi ha chiesto come si poteva tradurre in italiano Fair Play. Gli ho risposto come avevo risposto a coloro che mi avevano rimproverato di avere usato un termine inglese per titolare la mia rubrica: «In italiano ed in Italia il fair play non esiste!». A conferma di questa affermazione ho sentito casualmente l'altro giorno su una radio romana insultare Massimo Marianella, voce calcistica di Sky ma anche grandissimo appassionato di tennis, perché commentando l'episodio di Roddick si era permesso fare riferimento ad un gesto meno nobile, compiuto la domenica precedente da Antonio Cassano, che era riuscito a carpire un calcio di rigore tuffandosi in area. Cassano ha fatto quello che moltissimi calciatori fanno quando si presenta loro l'occasione opportuna. Chiarugi e Inzaghi sono forse i più noti «cascatori» del nostro calcio ma ogni domenica sui nostri campi si verificano sceneggiate talmente volgari ma anche talmente frequenti che ormai vengono accettate come parte integrante della commedia calcistica. Del resto il rilievo che è stato giustamente dato al gesto di Roddick, che ha ottenuto la prima pagina su Repubblica e sul Corriere dello Sport proprio perché sorprendente ed inusuale, conferma lo scarso tasso di fair play del nostro calcio ma anche del nostro sport in generale. Sul mio personalissimo cartellino i due episodi dei quali mi sono vergognato di più, come italiano, sono stati il salto truccato di Evangelisti ai mondiali di atletica del 1987 ed il ritiro del Milan a Marsiglia in una partita di Champions. Credo che sia giusto distinguere tra sport di squadra e sport individuale. Regalando un punto ed eventualmente la partita al suo avversario Roddick ha preso una decisione che riguardava solo lui, quando Totti anni fa e più tardi Zambrotta hanno ammesso di essere stati favoriti da una decisione arbitrale probabilmente non hanno ricevuto i complimenti dei loro tifosi e dei loro dirigenti. Tuttavia il giorno che un calciatore farà cambiare ad un arbitro una decisione favorevole alla propria squadra avrà, per quel poco che conta, tutta la mia ammirazione ma spero anche quella di coloro che hanno dello sport e della vita una visione onesta ed equilibrata.

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