Al Tardini sperando che un pareggio soddisfi tutti
Si parla di quota salvezza a portata di mano, basterebbe qualche puntarello da racimolare negli ultimi appuntanenti: sperando, magari, che il cammino dell'Atalanta e del Chievo, ultime due avversarie di stagione, sia già delineato verso il punto di arrivo, tranquillizzante soltanto per i veronesi. Perché in questo momento, se si vuole essere realistici, la Roma non sembra in grado di battere una sola squadra del campionato, per modesta che sia la sua classifica. A Parma, la solita Roma penalizzata da squalifiche evitabili, da sommare ai ricorrenti guai fisici. In linea puramente teorica, Bruno Conti avrebbe comunque a disposizione un organico sicuramente superiore a quello del giovane Parma, uscito a testa alta da una Coppa Uefa per altro mai privilegiata nella scelta delle priorità. Resta un dato di fatto incontrovertibile: l'impossibilità, cioè, di vincere le partite camminando contro avversari che corrono con invidiabile freschezza anche sul finire della stagione. Va a finire che il tifoso romanista debba restare aggrappato alla speranza che anche gli emiliani guardino con interesse al punticino da identificare con il minore dei mali, e che magari lo stesso atteggiamento possa essere ritenuto utile ai laziali, tra otto giorni. E in effetti, i responsi odierni potrebbero produrre un derby come quelli dei giorni segnati dalla comune mediocrità, la paura più forte della rivalità o di un occasionale prestigio. Ma intanto è giusto che la Roma guardi all'impegno di Parma con una concentrazione e una determinazione feroce, capaci di mascherare il solare gap di condizione atletica nei confronti dei rivali, che pure hanno dovuto fronteggiare una parentesi europea faticosa e appesantita dalla delusione. Con un attacco che ha smesso di produrre miracoli e una difesa che si porta sulle spalle un sacco sempre pieno di regali, pensare in positivo diventa arduo. Più facile affidarsi ai fenomeni paranormali, come quello che aveva prodotto il romanzesco pari di Udine.