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Simoni, Basso, Di Luca e Petacchi sono alcuni fra i pretendenti alla vittoria finale

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Un avvio un po' fuori dal normale, con un cronoprologo in notturna di appena un chilometro e pochi metri, da svolgersi per intero sul rettilineo del lungomare che Reggio Calabria ha intitolato all'amato sindaco Falcomatà, scomparso 5 anni fa. Non è propriamente una prova per specialisti del cronometro, perché troppo breve è la distanza da coprire; ma i velocisti, indicati da più parti come possibili protagonisti (e — limitatamente ad alcuni di loro, vedi Petacchi — autocandidatisi alla carica di primo leader del Giro), ce l'avranno, nelle gambe, una sparata da 1150 metri? O arriveranno sfiatati al traguardo? Come sempre, la via di mezzo dovrebbe essere quella in cui cercare la verità: a vincere oggi e a indossare la prima maglia rosa non sarà probabilmente né un cronoman puro, né uno sprinter, ma un corridore veloce che va anche bene contro il tempo. Un Pozzato, tanto per fare un nome; anche se hanno buone chance anche quelli che vengono dalla pista, come O'Grady (velocista atipico che ama le fughe), o Wiggins. In ogni caso, un km di gara non potrà produrre distacchi rilevanti, e darà soltanto una prima, vaga forma alla classifica, la allungherà un tantino ma lascerà ancora tutti perfettamente in corsa. Vista l'assenza di curve, è vicina allo zero anche la possibilità di cadute: inizio più soft non si poteva immaginare, insomma. Da domani si inizierà a fare un po' più sul serio (tappa dal finale insidioso), ma avremo tempo e modo per parlarne. Per stasera si tratterà di restare il più vicino possibile alla maglia rosa, in modo da potersi giocare nei prossimi giorni, tra un abbuono e l'altro, il primato in classifica: discorso valido, questo, oltre che per i velocisti, anche per i tanti cacciatori di tappe presenti al Giro, a partire da Di Luca e Bettini. Per i favoriti al successo finale il discorso si dilata ancora di più nel tempo: non solo oggi, ma per tutta la prima settimana Cunego, Simoni, Basso, Garzelli, Cioni, Savoldelli, Karpets, Caucchioli, Scarponi, Honchar baderanno a starsene tranquilli e a trovare via via il ritmo di gara, in vista della seconda e della terza settimana. Dal prossimo weekend (tra la frazione di Pistoia, con finale duro, e la cronometro di Firenze) entreranno tutti pesantemente in gioco, ma fino ad allora sembrerà un po' di essere al Tour de France (spazio a velocisti e finisseur), anche se con un percorso un tantino più mosso di quelli che siamo abituati a vedere oltralpe. Per tornare ai protagonisti, uno dei più attesi di questo Giro (come degli ultimi 15, del resto) era Mario Cipollini, e ci sarà. Ma in una veste diversa da quella che eravamo abituati a vedergli indossare: Re Leone sarà in borghese, perché si è ritirato la scorsa settimana e non contenderà più a Petacchi le volate rosa. Ma gli organizzatori hanno giustamente deciso di omaggiarlo, invitandolo ad una passerella sul percorso del prologo; meno male che non ci hanno ripensato dopo aver visto l'ultima acconciatura di SuperMario, una insostenibile permanente che gli scende sulla fronte: ecco che cosa resta della leonina criniera dei bei tempi andati... La Rcs ha comunque altri dati con cui gingillarsi: la società che gestisce il Giro esulta per la foltissima presenza di corridori stranieri, 145 su 197 (in origine 146 su 198, poi il portoghese Ribeiro è stato fermato l'altro giorno per ematocrito alto). I festeggiamenti sembrano comunque un po' eccessivi, visto che la presenza è notevole solo dal punto di vista numerico: il corridore non italiano meglio piazzato nel Pro Tour è l'immarcescibile Zabel, che nel ranking internazionale è solo 28esimo. Uomini da classifica, fuori dai confini nazionali, non se ne vedono troppi: Honchar (che però è praticamente italiano), Karpets, Rasmussen.

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