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Sbagliata la formula Restano dubbi e certezze

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Premesso che il parere richeito dal Coni al Tes è consultivo, cioè non vincolante, bisogna anche cogliere il senso degli interrogativi che il massimo ente sportivo italiano aveva rivolto ai giudici di Losanna. Il Coni chiedeva, in sostanza se fosse da sanzionare disciplinarmente l'uso dei famaci non espressamente proibiti dalle norme dell'antidoping; e ancora, quali fossero i metodi di indagine per l'accertamento della somministrazione di questi farmaci. Interrogativi che teoricamente potrebbero anche nascondere altri intenti e certamente non rivolti a una volotà di lasciare impunite quelle strane procedure che avevano portato: alla condanna penale per il medico sociale della Juventus; al patteggiamento di un farmacista, con implicita ammissione di responsabilità in una vicenda tutt'altro che limpida. Tutte considerazioni che giustificano la serenità, ma direi forse l'indifferenza del giudice Guariniello di fronte al parere del Tas sulla vicenda. Non ritenevo che da questo parere la Juventus possa trarre auspici particolarmente favorevoli, perché tutto rimane, appunto, nell'ambito sportivo, con il pericolo che vengano adeguatamente approfonditi, da parte della giustizia oridnaria ma anche con un più accntuato interesse dei vertici dello sport, quegli aspetti penali del caso che il giudizio d'appello ha lasciato momentaneamente in sospeso. In caso di uso smodato di farmaci nei confronti di giovani atleti, è chiaro che debba essere appunto la giustizia penale a far sentire il peso della sua autorità, perché è stata messa in pericolo la salute, e forse in qualche caso la vita stessa, di molte persone. Un atto interlocutorio, questo parere consultivo, non particolarmente rilevante, secondo il mio punto di vista. Molto più interessante sarà sapere quando, e in quali termini, saranno contestate le testimonianze offerte in tribunale da tanti tesserati juventini: cosè risibili, così inferocite di contraddizioni, talora così sfacciate. Soltanto allora, è auspicabile, potremo celebrare una sentenza che non metta in castigo un comodo capro espiatorio, ma anche chi lo ha stipendiato e difeso, incoraggiando il suo comportamento.

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