Il mea culpa
Francesco Totti ha affidato a microfoni e telecamere di Roma Channel il suo pensiero. Rompendo il silenzio che durava dall'8 marzo scorso, quando attaccò pesantemente il potere costituito del calcio italiano. E' un capitano diverso da quello spavaldo e caustico del dopo Roma - Juventus. Non ha smaltito la rabbia covata per una settimana dopo la partita con il Siena, per lui doppiamente deludente. «Voglio anzitutto chiedere scusa pubblicamente. So di aver sbagliato compiendo un gesto bruttissimo, non da capitano. L'espulsione è stata sacrosanta e mi dispiace di esser stato un cattivo esempio per tanti bambini. È giusto che io paghi, ma la squalifica è eccessiva, una sentenza spropositata. In un momento difficile per la squadra, non avrei dovuto cadere in questa provocazione. Ho reagito e non avrei dovuto farlo». Un comportamento istintivo che il capitano della Roma cerca di motivare. «Quando in campo sei fatto oggetto di frasi pesanti e irriferibili, rimani interdetto. Come uomo e come prossimo padre. Colonnese mi ha rivolto un'offesa grave e ritengo che anche gli autori di simili atteggiamenti debbano essere puniti». Con fierezza, entra ancor più nel merito dell'accaduto. «Penso che da romano e romanista, tutti mi vedono sotto un ottica falsata. Io sono fiero di quel che ho fatto e sto facendo per la Roma e spero ci sia una maggiore tutela nei miei confronti. I falli di gioco, anche quelli al limite della premeditazione, li sopporto: ci sono abituato, fanno parte del calcio. Ma ferirmi a livello umano, per di più adesso che sto per diventare padre, è come una pugnalata. Subire insulti simili per me è inaccettabile, non ci ho visto più. Io non ho mai offeso familiari di nessuno, non è giusto. Quando si tocca la famiglia non è più calcio». Totti torna anche a rivisitare un episodio dell'ultimo derby per sottolineare la sua condotta sportiva. «Stavo gettando fuori dal campo quando è arrivato il petardo piovuto dalla tribuna Tevere. Ho indugiato qualche secondo provocando il ritardato scoppio del petardo, altrimenti sarebbe esploso tra le mie mani. Non era un semplice fumogeno, ma un pericolo vero e proprio. Ringrazio Dio che sia andata così». Per ringraziamenti più terreni, c'è spazio per Bruno Cirillo, che lo ha aiutato in quei momenti convulsi. «Gli sono grato, si è comportato da grande uomo. Ha ripreso il suo compagno di squadra, avvertendo le sensazioni di quel frangente di tensione. In passato anche lui ha vissuto situazioni simili. Non dimenticherò mai anche le sue parole che mi hanno allontanato». Ritrova un abbozzo di sorriso, Totti, immaginando il suo rientro. «Spero di tornare presto in campo a commentare qualche mio gol, anche perché è molto che non segno». Sta per essere ultimato il ricorso dei legali della Roma contro la squalifica di cinque giornate decretate a suo carico dal giudice sportivo. La memoria difensiva predisposta dall'avvocato Antonio Conte, dettagliata e argomentata con capillare ricostruzione televisiva delle immagini, punterà anche sulle reiterate simulazioni che Tudor e Colonnese avrebbero commesso per richiamare l'attenzione dell'arbitro Dondarini. In attesa di una eventuale convocazione a Milano dinanzi alla Commissione Disciplinare, nel dossier Conte ha inserito anche il contributo video della gara di mercoledì scorso, con la ripresa del calcio che Totti non avrebbe mai sferrato ai danni dell'ex difensore giallorosso. La Roma punta ad ottenere due giornate di riduzione, anche ricorrendo in Caf, per consentirgli di rientrare nel derby del 15 maggio, avendolo a disposizione nei due ultimi turni con Atalanta e Chievo.