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Il tecnico ci crede«Voglio insegnare il mio basket, il gruppo mi segue»

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Sulle qualità tecniche e caratteriali del tecnico di Novi Sad c'è poco da scoprire. Il dna del vincente lo caratterizza ben oltre quella bacheca piena zeppa di trofei conquistati in giro per l'Europa nel suo girovagare come tecnico di club e nazionali. Ma l'impatto avuto sull'ambiente è stato di quelli che lasciano il segno. La sua prima giornata da tecnico è tutta da raccontare. Come una star dello spettacolo Pesic s'è regalato l'ingresso sul parquet del Palazzetto dello Sport di Viale Tiziano quando la Virtus era già in campo per il riscaldamento agli ordini dei suoi assistenti e del preparatore atletico. Come è sbucato fuori dal tunnel degli spogliatoi s'è alzato un timido applauso del pubblico, cui il tecnico ha risposto con un cenno di una mano. Massima concentrazione e volto tirato. Un saluto a Gennaro Colucci, l'arbitro internazionale che tante volte lo ha diretto in Europa, e poi la presentazione delle formazioni. Quando lo speaker lo ha chiamato l'intensità dell'applauso s'è fatta più forte, ma Pesic è sembrato quasi non accorgersene. È poi iniziata la partita. Il coach serbo l'ha vissuta tutta in piedi. Tusek è stato il bersaglio di una pesante ramanzina. Ai richiami non è sfuggito neppure Garri. Giachetti e Bonora, i due playmaker, hanno, per tutta la durata dell'incontro, avuto con lui un costante contatto visivo. Non c'è stata azione offensiva in cui il gioco d'attacco chiamato da uno dei due registi della Virtus non fosse comandato da Pesic. La partita è così stata saldamente in suo pugno con costanti rotazioni degli uomini ed incitamenti. E poi un personalissimo show nel terzo quarto quando, con la Virtus in affanno, un'azione difensiva di squadra ha portato ad un recupero della palla. Pesic si è girato verso il pubblico chiamandolo a raccolta e la gente è scatta in piedi come una molla. Insomma amore a prima vista, suggellato dalla limpida vittoria su Pesaro. Alla fine dell'incontro nessuno è sfuggito al suo «cinque alto», dai giocatori agli assistenti Saibene e Satolli, agli altri uomini dello staff. È presto per parlare di svolta nella stagione, ma l'effetto Pesic sembra aver restituito entusiasmo ad un ambiente depresso. E in sala stampa non si è certo risparmiato. Prima di sedersi, alla battuta di rilasciare le dichiarazioni in italiano, lui ha sorriso. Ed affidandosi ad un inglese misto a spagnolo ha risposto: «C'è tempo per imparare la vostra lingua, ora devo pensare a far capire il mio basket ai giocatori. E voglio raggiungere l'Europa, una vetrina importante per una squadra che gioca a Roma». L'obiettivo è quello di raggiungere almeno l'Uleb Cup, l'eventuale scorciatoia per arrivare in Eurolega. Poi uno sfoggio di umiltà. «È la vittoria dei ragazzi. In cinque giorni non ho potuto cambiare molto». Una piccola bugia, in rispetto al lavoro di Bucchi. Visto che è stato Tomas Van Den Spiegel a rendergli merito. «In questi giorni ha cambiato molto, sia in attacco che in difesa. La qualità migliore è quella di trovare, nel suo sistema, una giusta collocazione per ognuno di noi».

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