Berlusconi dice «sì» alla candidatura dell'Italia: decisione a dicembre 2006
L'imprimatur ufficiale arriva dall'appoggio del Governo alla candidatura: il sì dell'esecutivo era una garanzia richiesta dall'Uefa per la presentazione del dossier. Ed è un «sì» convinto quello del premier Berlusconi al progetto di Franco Carraro. «Il decreto legge sulla competitività inizia il suo percorso e gli Europei sono importanti anche per la nostra politica di rilancio» dice Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha avocato a sè il coordinamento delle iniziative. «La candidatura ha il pieno consenso del Governo. Gli Europei sono un traguardo impegnativo che può significare molto per il nostro calcio e per le città che l'ospiteranno». «L'interlocutore diretto di Carraro sarò io» aggiunge Letta, che si affretta subito a precisare che la decisione non è uno sgarbo ai Beni culturali, al ministro Urbani e al sottosegretario Pescante, che ha la delega dello sport. «Saranno i primi a essere coinvolti ma per organizzare questo evento devono essere mobilitate più amministrazioni e c'è bisogno di una maggiore coralità. Gli Europei vanno inseriti in un'ottica più ampia dell'aspetto solo sportivo. Il turismo è importante per la nostra competitività». La nuova sfida europea dell'Italia, a oltre 24 anni dall' ultima edizione dell'80, parte tuttavia con un handicap: la situazione attuale degli stadi. La Figc (ma anche il Parlamento) li considera «inadeguati» e chiede investimenti massicci: la cifra indicativa totale (non solo per gli stadi che eventualmente dovessero ospitare gli incontri europei) è di circa un miliardo di euro. Per Carraro durante i Mondiali del '90 furono fatti alcuni «errori giustificati» nella costruzione degli stadi: «Non si pensò alla tv a pagamento, nè che gli stadi dovessero essere privatizzati: oggi o vanno ceduti o dati in lunghissima concessione alle società». Ora si cambia registro, «così sarà più facile che non ci saranno cose inutili, inoltre sarà garantita una gestione funzionale», con attenzione anche all'aspetto commerciale. Come dovranno essere i nuovi stadi italiani? «Più piccoli e più confortevoli, i centri vitali di ogni città». Se è vero che oggi complessivamente c'è un calo di spettatori, il motivo, accusa Carraro, «è che le partite non si vedono bene, in molti impianti c'è ancora la pista di atletica. Dove invece si vede bene, ad esempio San Siro, gli spettatori non diminuiscono. Se serve il cannocchiale meglio restare a casa a vedere la partita in tv». Sarà eventualmente Roma la sede della finale?, gli viene chiesto. «Non sarò io ad occuparmene. Se avremo l'onore di avere gli Europei io non farò parte del comitato organizzatore». Ma oltre alla «grande carenza» degli stadi l'altro problema è la lotta alla violenza e al razzismo. «Per l'Uefa questo è un punto fondamentale - continua il presidente della Figc -. Se vogliamo organizzare gli Europei abbiamo bisogno di tante cose, anche dimostrare di intraprendere azioni per vincere la violenza e il razzismo. Affinché la nostra sia una candidatura credibile dobbiamo dare priorità assoluta a questo problema. Sulla sicurezza si naviga a vista, dipende dalla situazione internazionale del momento». Le candidature per l'edizione 2012 degli Europei dovranno pervenire all'Uefa entro fine mese, i dossier poi dovranno essere messi a punto entro luglio, a novembre ci sarà la prima «scrematura», per arrivare poi a una rosa di tre candidature, la decisione finale sarà presa a dicembre del 2006. «L'esecutivo Uefa è composto da 14 persone - sottolinea Carraro, che fa parte dell'organismo, motivo in più per fargli considerare questa candidatura anche un fatto personale - e bada alla sostanza. Faremo tutto il possibile ma più che una attività di lobby è necessario presentare un piano serio e credibile». Perché l'Italia presenta la sua candidatura? «Perchè il calcio italiano ha una grande tradizione anche se deve essere migliorata la situazione delle strade».