Roma sotto choc. E Cassano rincara la dose
L'umore e i musi lunghi dei giocatori che raggiungevano il centro tecnico «Fulvio Bernardini» riflettevano l'umore di una città, quella giallorossa, che si è svegliata da un incubo. Pochi tifosi davanti ai cancelli, neanche una ventina. Più indifferenza che disaffezione. E a peggiorare le cose ci si è messo anche il goleador giallorosso di giovedì sera, Antonio Cassano. In una intervista a "Tv7", andata in onda ieri sera, il gioiello barese ha detto: «Il Real Madrid mi affascina, è il sogno di tutti. Continuando nella mia strada niente è proibito per me». E ancora: «In Italia c'è tanta tattica, per esempio in Spagna si gioca sempre giocando la palla, in Italia sia che sei una grande o una piccola squadra si pensa soprattutto alla tattica, e a me la tattica piace poco». Per il talento giallorosso il bilancio finora della sua carriera «è più che ottimo. Che voto mi darei? Io sono un tipo molto esagerato, dò sempre il massimo a me stesso perchè credo in me». Parole che scendono come fiele, mentre dopo quasi cinque anni, la squadra ha assaporato l'amarezza della sconfitta nella stracittadina. «Non dobbiamo considerare la pesante sconfitta con la Lazio come un dramma. Abbiamo giocato malissimo e questo brucia molto, ma siamo consapevoli di dover voltare pagina. Iniziando da domenica». Nelle parole a caldo di Dellas e Pelizzoli, c'era già tutta la delusione e il rammarico per una prestazione incolore. I propositi di vittoria, le considerazioni sul periodo nero finalmente lasciato alle spalle definitivamente. E invece no. Per raggiungere il campo di allenamento, qualche giocatore giallorosso ha sintonizzato la propria autoradio sulle frequenze che irradiavano tutta la rabbia di un popolo che si sentiva tradito. Meglio cambiare stazione. Meglio la musica. Chi si attendeva assembramenti di tifosi inferociti in piazzale Dino Viola è però rimasto deluso. C'erano solo i soliti, immarcescibili tifosi a caccia di autografi. Poca voglia di parlare, solo qualche giovane si è fermato per una firma fugace. La squadra si è ritrovata in palestra, a rapporto dallo staff tecnico, prima di dividersi in due gruppi. Si riparte: lavoro differenziato per quasi tutti i giocatori che hanno disputato i novanta minuti giovedì sera. In campo, solo Candela, Corvia, Ferrari e Aquilani. Sette gli indisponibili, da Mancini a Perrotta, da Cassano a Cufrè, passando per Dellas, Totti e Panucci. Del Neri ha varcato il cancello d'ingresso scuro in volto, tradendo tutto il disappunto per l'esito della sua prima stracittadina romana. Si è fermato brevemente con i tifosi e ha ripetuto l'invito di Dellas e Pelizzoli a reagire: «Non facciamo drammi per la sconfitta, pensiamo a vincere domenica». Lo avevano preparato al meglio, il derby. Il giorno dopo, invece, è quello delle accuse più laceranti, le più dure da digerire. I rilievi di scarsa combattività mossi alla squadra non hanno risposta ufficiale. Ma non c'è tempo per pensare. Domani arriva l'Atalanta all'Olimpico. Ricominciare subito. Mai impegno ravvicinato fu più ben accetto.