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Pomeriggio goliardico tra sfottò e cori per i propri idoli

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Come otto anni fa, quando la Lazio i derby li vinceva senza problemi, a Formello va in scena la festa del giorno dopo: un delirio di 5.000 persone con sciarpe, bandiere e vessilli per ringraziare la squadra dopo l'inatteso regalo della Befana. «Ce risemo, aristate su Scherzi a parte», recita lo striscione esposto all'interno del campo di allenamento del centro sportivo di Formello proprio come dopo i derby vinti della gestione del tecnico svedese e di Mancini giocatore e di Veron. Ma è solo uno dei modi con cui i tanti tifosi arrivati hanno voluto festeggiare il successo della loro squadra del cuore. L'afflusso dura più di due ore, bloccata l'uscita di Via di Santa Cornelia, il traffico sulla Cassia Bis subisce inevitabili rallentamenti. I cori più gettonati sono per Di Canio, Cesar, Rocchi e il tecnico biancoceleste Papadopulo. La gente si aggrappa alla rete, ride, scherza, chiama al telefonino l'amico giallorosso per ironizzare sulla sconfitta dei rivali. Dopo circa trenta minuti si unisce anche il presidente Lotito ai festeggiamenti. In tribuna spicca la presenza di una grande aquila di legno mossa su un carrello che, in movimento, fa risuonare le note dell'inno della Lazio. Si canta, si balla, si ripensa alla notte dell'Olimpico, alla faccia di Di Canio che sfida i rivali ancora una volta dopo la prima rete biancoceleste. In pratica si è realizzato il sogno di tutti i laziali a distanza di sedici anni per uno strano scherzo del destino: vedere Di Canio sotto la curva avversaria dopo un gol. Papadopulo sta al gioco, vorrebbe già pensare alla trasferta di Firenze, una gara molto difficile per la sua Lazio seppure rigenerata. Ma è giusto così, è giusto godersi per qualche ora un successo che rende meno inguardabile la classifica, restituisce serenità e tranquillità alla squadra, zittisce i concittadini di fede giallorossa almeno fino alla prossima sfida fissata per il 15 maggio. Di Canio è riuscito a riscrivere la storia e allora prima di abbandonare il centro sportivo non c'è tifoso che non gli rivolge uno sguardo amorevole che non cerca di incrociare i suoi occhi. Qualcuno rimedia anche un autografo dell'uomo che ha steso la Roma, qualche altro si accontenta di una stretta di mano. Papadopulo gongola, Rocchi è sbalordito, lui che, da veneziano, non aveva ancora capito la portata dell'impresa dell'altra sera. Pure Cesar sembra voler allontanare i propositi di fuga tanto i tifosi lo coccolano dopo la prodezza che ha rimesso la partita verso i giusti binari. Il delirio verso la fine della seduta, ha preso il megafono e, con un cucchiaio di plastica in bocca, e con il presidente Claudio Lotito al suo fianco, si è messo a cantare: «Chi non salta della Roma è...». Si va avanti fino a quando il sole non tramonta del tutto e la gente risale in macchina e torna verso Roma con il cuore pieno di gioia per una partita che ha segnato il riscatto dopo qualche anno di sconfitte immeritate e pareggi ingiusti. Sciarpa fuori dal finestrino, qualche colpo di clacson e poi via verso il traffico impazzito di Roma. Quando l'ultimo tifoso abbandona il centro sportivo di Formello con la bandiera in mano è notte fonda, i giocatori tornano a casa, Papadopulo ha già in mette la marcatura per Miccoli. Ma è stata davvero una bella giornata di festa per tutti quelli che hanno a cuore le sorti del più antico club della Capitale. E nemmeno una indigine della Figc può rovinare la festa laziale.

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